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Si è svolto il 6 dicembre a Roma C come economy – Il content creator: un futuro già presente, primo convegno istituzionale sulle tematiche dei nuovi professionisti del mondo digitale, a cui ha partecipato anche il vicepremier Matteo Salvini. A organizzare l’appuntamento è stata la neonata Associazione Italiana Content & Digital Creators.

Chiediamo al Parlamento e al Governo una proposta di legge per l’approvazione di un codice di regolamentazione e tutela di un settore completamente nuovo. E fin troppo a lungo lasciato senza un impianto normativo adeguato” ha spiegato la presidente dell’Aicdc, Sara Zanotelli. “L’Associazione è nata per dare voce, tutelare e chiedere regole a una categoria che non si può più ignorare. Forniremo a breve una proposta“.

Content creator: 350mila professionisti

L’Associazione Italiana Content & Digital Creators è nata quest’anno per rappresentare un comparto, quello della creator economy, che conta oltre 350mila professionisti. E che, secondo le stime di I-Com, ha un potenziale giro d’affari di 2,55 miliardi di euro. Capillare anche la penetrazione: il 76% della popolazione italiana segue almeno un influencer. Ci sono poi 21 milioni di italiani che ne seguono almeno 3, e 7 milioni di italiani arrivano a seguirne più di 10. Complessivamente, il 57% degli italiani dichiara di essere sempre interessato ai prodotti consigliati dagli influencer.

A essersi uniti all’Associazione sono già 250 creator. Li guida Khaby Lame, forte di 160 milioni di followers su TikTok e primo su Instagram con 80 milioni di followers. Ci sono inoltre Luca Campolunghi, Sespo, Giulia Latini, Gabriele Vagnato, Klaus, Cartasegna, Samara Tramontana, Andrea Muzzi e Ignazio Moser.

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Un settore che dà lavoro ai giovani

Noi siamo qui per chiedere di regolamentare un settore che dà lavoro soprattutto ai giovani” ha sottolineato la presidente Zanotelli. “Ci siamo già dotati di un codice etico per i nostri associati“. Il vicepremier Salvini è intervenuto al convegno dei content creator. “Quando un giornalista mi vuole attaccare, spesso mi da dell’influencer. Chiederò il codice Ateco anche io” ha ironizzato. Per poi parlare di “futuro che non si può fermare” e ricordando la “campagna per la sicurezza stradale” nella quale il ministero dei Trasporti ha coinvolto “gratuitamente” influencer e volti del web. “Dopo settimane – ha detto – siamo arrivati alla fine. Sulle piattaforme ci saranno messaggi di 16enni per 16enni, con tempi e linguaggi che non possono essere quelli di un cinquantenne o del Capo della Polizia“.

Cyberbullismo e hate speech

E se i social possono aiutare, c’è anche l’altra faccia del meccanismo dei content creator: quella più buia dei casi di cyberbullismo e hate speech (discordi di odio). Secondo la ricerca del Moige Dieta mediatica e cyberbullismo il 31% dei ragazzi intervistati dichiara di aver subito “prepotenze” online. Quanto invece ai numeri quantitativi, su cui alcuni esprimono dubbi, interviene anche il colosso dei video online. “A fine anno saranno 20 milioni gli italiani che guarderanno YouTube dalla tv e non sul cellulare” ha affermato al convegno dei creator Diego Ciulli, Head of Governement Affairs & pubblic policy di Google. “Youtube – ha precisato – è disposto ad aprire i server per farsi misurare da un soggetto terzo. Questa partita dobbiamo giocarla insieme“.

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