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Quello dell’influencer non è più l’eccentrico hobby di smanettoni narcisisti ma una professione riconosciuta. In alcuni casi retribuita da lauti introiti. E pienamente sdoganata anche in Italia. È un’industria dell’immagine che macina milioni.

Parliamo dunque di un impiego a tempo pieno che ha raggiunto lo status di lavoro vero e proprio. Il mercato intorno a questa industria è in fermento, e negli ultimi tempi sono aumentati a dismisura sia gli influencer che cercano di vivere di questo, attratti dalle laute possibilità di guadagno, che il giro d’affari di questo settore.

Influencer, quanti sono in Italia

Sebbene i numeri, ricorda online Esquire, fotografino un settore in crescita, non è tutto oro ciò che luccica. Un influencer deve azzeccare il canale giusto (non tutti pagano allo stesso modo), il format, il tempismo. E possedere tutte le qualità che permettono di bucare lo schermo e arrivare a un grande pubblico. Nel nostro Paese ci sono circa 350mila professionisti. Il content creator, però, non è una figura che fa tutto da sé.

Per tracciare un quadro completo bisogna contare tutti i posti di lavoro che ruotano attorno: circa 150mila. Si va dai centri media alle agenzie di talent, passando per i social media manager e i diversi staff coinvolti. Anno dopo anno le percentuali in questo senso crescono nettamente, e oggi si stima un volume d’affari di oltre 300 milioni di euro con circa mezzo milione di posti di lavoro.

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La pubblicità ingannevole

Tutto ciò vale ancora di più su scala europea. Ecco perché la Commissione ha annunciato un giro di vite su un business cresciuto finora come una giungla selvaggia. A finire nel mirino dell’esecutivo di Bruxelles sono in primo luogo i messaggi pubblicitari ingannevoli oppure occulti che non pochi influencer veicolano sui propri canali online. La maggior parte dei controlli riguarderà i social network. Gli accertamenti avverranno in collaborazione con le autorità e gli Stati membri che fanno parte del Consumer Protection Cooperation Network: la rete di coordinamento Ue che protegge i diritti dei consumatori.

Ad annunciare l’avvio degli accertamenti, che dovrebbero partire a breve, è stata la stessa Commissione Europea attraverso una nota. Le evidenze raccolte nel corso degli accertamenti andranno ad arricchire il materiale a disposizione del Digital Fairness Fitness Check, iniziativa nata per valutare l’introduzione di nuove regole per il mercato digitale. Secondo le stime, il mercato basato sull’attività degli influencer arriverà a valere 20 miliardi di euro entro la fine del 2023, a livello di Unione europea.

“Influencer, un mercato fiorente”

Il mercato degli influencer è fiorente e molti consumatori, spesso giovani e perfino bambini, credono nelle raccomandazioni di questi soggetti” ha spiegato il commissario Ue per la giustizia Didier Reynders. “Ma anche questo modello di business deve seguire delle regole. Gli influencer devono attenersi a pratiche commerciali corrette e i loro follower hanno diritto a informazioni trasparenti e affidabili”. La Commissione Ue ha inoltre lanciato un Influencer legal hub. Si tratta di una piattaforma per gli influencer con tutte le normative delle attività riconducili al settore del commercio.

Sono anni che denunciamo le scorrettezze degli influencer italiani, che troppo spesso ingannano gli utenti attraverso post commerciali non dichiarati che realizzano una pubblicità occulta a danno dei cittadini” ha fatto sapere Codacons. “Basti pensare che il giro d’affari prodotto sui social network dagli influencer italiani raggiungerà i 348 milioni di euro nel 2023 con una crescita annua del 13%”, ha aggiunto Codacons, dicendosi favorevole all’iniziativa della Commissione Ue.

 

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