Un sistema pensionistico adeguato ai bisogni garantisce sicurezza economica, stabilità sociale e tutela delle generazioni, rispondendo alle sfide demografiche e lavorative contemporanee. Assicurare pensioni eque significa proteggere i lavoratori, sostenere la dignità nella vecchiaia e rafforzare la fiducia collettiva nelle istituzioni e nel futuro.
La pensione rappresenta un’assicurazione di tranquillità dopo una vita di lavoro e ogni ipotesi di modifica ai requisiti anagrafici o contributivi suscita inevitabilmente grande attenzione. Negli ultimi anni la soglia dei 67 anni è stata il punto fermo del sistema previdenziale, ma ora lo scenario sta cambiando.
La nuova legge che alza l’età pensionabile
La legge di Bilancio 2026 conferma infatti che l’età pensionabile è destinata ad aumentare, segnando l’addio definitivo alla soglia dei 67 anni. Dal 1° gennaio 2027 scatterà un primo innalzamento, con un requisito fissato a 67 anni e 1 mese, seguito da ulteriori incrementi successivi.

Il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita produrrà un nuovo scatto nel 2028, portando l’età pensionabile a 67 anni e 3 mesi. Stessa cosa per la pensione anticipata, rispetto agli attuali 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
La manovra prevede una tutela parziale per chi svolge mansioni gravose o usuranti, come infermieri, operai edili, autisti di mezzi pesanti e turnisti notturni. Per queste categorie l’aumento legato alla speranza di vita non si applicherà, ma solo se ricorrono condizioni precise e contributi minimi di 30 anni.
Tuttavia, dal 2027 viene meno la deroga che consentiva a tali lavoratori di accedere alla pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi. Di conseguenza, anche chi svolge attività faticose vedrà aumentare il requisito anagrafico a 67 anni, con un incremento effettivo di 5 mesi.
Un trattamento differenziato riguarda invece il personale facente parte delle Forze armate, delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco. Per loro è previsto un ulteriore aumento di 3 mesi nei requisiti di accesso minimi alla pensione, sempre a partire dal 2027.
In questo scenario, l’unico strumento di flessibilità che resterà in vigore sarà l’Ape Sociale, confermata con gli stessi requisiti e importi. L’accesso sarà possibile a partire da 63 anni e 5 mesi, con almeno 30 anni di contributi, o 36 per lavori gravosi.
Dal 1° gennaio 2026 usciranno invece definitivamente di scena Quota 103 e Opzione Donna, strumenti che avevano garantito maggiore flessibilità. La loro mancata proroga segna un ritorno rigido alle regole strutturali del sistema, con un’età effettiva di pensionamento destinata a salire ulteriormente.
Le decisioni contenute nella manovra delineano un futuro previdenziale più severo, in cui l’uscita dal lavoro sarà sempre più tardiva. Il Parlamento dovrà ora definire gli equilibri finali, ma la direzione appare chiara: addio pensione a 67 anni, il limite è stato superato.





