Una proposta nella legge di Bilancio potrebbe cambiare qualcosa per molte famiglie: ecco cosa c’è in discussione.
Sta facendo discutere un nuovo bonus che dovrebbe presto alleggerire le spese di molte mamme, ma in generale delle famiglie. Ma perchè un sostegno economico dovrebbe creare polemiche? La risposta è molto semplice: riguarda chi ha figli iscritti alle scuole private.
In un periodo in cui la scuola pubblica continua a scontrarsi con carenze strutturali e difficoltà croniche, una nuova proposta compare tra le migliaia di modifiche alla legge di Bilancio. Spunta infatti un bonus da 1.500 euro destinato a chi iscrive i figli alle scuole paritarie. Una novità che potrebbe alleggerire, almeno in parte, il peso delle rette, specie per i nuclei con redditi medio-bassi.
A prima vista potrebbe sembrare l’ennesimo incentivo dedicato a un settore specifico, ma il tema è molto più complesso. Da un lato ci sono le famiglie che cercano un sostegno concreto per sostenere i costi dell’istruzione privata; dall’altro le critiche di chi vede in questa proposta un potenziale indebolimento della scuola pubblica. Quel che è certo è che la norma ha attirato immediatamente l’attenzione di chi è alle prese con iscrizioni, ISEE e spese scolastiche che aumentano di anno in anno.
Come funziona il bonus da 1.500 euro per le mamme
Prima di capire come funziona il bonus e chi potrà beneficiarne, è importante chiarire un punto: si tratta ancora di un emendamento in fase di discussione. Nulla è definitivo, ma l’impianto della misura è stato già delineato e, se approvato, potrebbe rappresentare un aiuto significativo per molte famiglie italiane.

Come già accennato proposta introduce un “buono scuola”: un voucher da 1.500 euro per ogni figlio iscritto a una scuola paritaria di primo o secondo grado. Si tratta di un contributo cumulabile, fino a un massimo complessivo di 5.000 euro a famiglia. In pratica, se una mamma ha più figli iscritti nelle scuole paritarie, può richiedere più bonus nello stesso anno, superando anche i 3.000 o 4.500 euro.
Un aspetto fondamentale riguarda l’ISEE: il contributo sarebbe riservato alle famiglie con un indicatore inferiore ai 30.000 euro. Oltre questa soglia, non sarebbe possibile ottenere il voucher. La misura, secondo le prime stime, richiederebbe circa 20 milioni di euro, che verrebbero recuperati tramite un taglio ad altri fondi di bilancio.
Si tratta dunque di un aiuto economico diretto, pensato per chi sceglie l’istruzione paritaria e desidera un sostegno per far fronte alle rette annuali. Una scelta politica chiara, che nella visione dei proponenti punta a garantire maggior libertà educativa alle famiglie. Come spesso accade quando si parla di bonus legati alla scuola privata, la polemica non si è fatta attendere. Le opposizioni, in particolare il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, contestano la misura sottolineando che si tratterebbe di risorse sottratte alla scuola pubblica, già in forte sofferenza.
Secondo i critici, parlare di voucher significa favorire chi ha già alternative, penalizzando un sistema che dovrebbe garantire pari opportunità a tutti. Altri osservano che, mentre si discute di mancanza di fondi per strutture, docenti e supporto agli studenti, il Governo troverebbe invece risorse per agevolare gli istituti privati.
Non è la prima volta che una proposta simile arriva in Parlamento. Già lo scorso anno un emendamento quasi identico era stato avanzato, sempre con un bonus da 1.500 euro per le famiglie che sceglievano le scuole paritarie. La soglia ISEE era leggermente più alta – 40.000 euro – ma il funzionamento era praticamente lo stesso. Dopo le polemiche, quella misura venne accantonata. Ora, a distanza di un anno, la proposta torna sul tavolo.





