La Corte Costituzionale conferma il divieto di cumulo per Quota 100, ma apre alla proporzionalità: cosa significa.
Può sembrare incredibile, eppure un solo giorno di lavoro può avere conseguenze importanti per chi percepisce la pensione con Quota 100. Un caso recente, esaminato dalla Corte Costituzionale, ha acceso i riflettori su una situazione paradossale: un pensionato ha rischiato di dover restituire un anno intero di pensione percepita per aver lavorato appena 24 ore, incassando poco meno di 84 euro.
La vicenda evidenzia l’importanza di conoscere le regole sul cumulo tra pensione e redditi da lavoro, così da evitare sorprese sgradite. Nonostante la cifra guadagnata fosse minima, l’INPS aveva sospeso l’intera annualità di pensione e richiesto la restituzione delle somme percepite. La questione, però, non è stata considerata incostituzionale dalla Corte, che ha chiarito come sia necessario valutare caso per caso la proporzionalità della sospensione, tenendo conto del reddito effettivamente percepito.
Questa decisione rappresenta un punto di riferimento per tutti i pensionati in Quota 100: conferma il divieto di cumulo, ma lascia spazio a un’interpretazione più equilibrata, evitando effetti eccessivamente punitivi in presenza di guadagni marginali o sporadici.
Il caso concreto: un anno sospeso per 83,91 euro
C’è un caso che funge da esempio di un pensionato che percepiva la pensione con Quota 100 e ha lavorato un solo giorno, guadagnando 83,91 euro. L’INPS, applicando le regole sul divieto di cumulo tra redditi da lavoro e pensione anticipata, ha sospeso un anno intero di pensione e richiesto la restituzione di circa 24.000 euro.

Il Tribunale di Ravenna, chiamato a valutare la situazione, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, sostenendo che la sanzione fosse sproporzionata rispetto al reddito percepito. La Corte Costituzionale ha confermato che la sospensione può essere regolata dai giudici di merito, considerando l’entità del reddito e la proporzionalità della misura. La normativa stabilisce che chi accede a Quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi) non può cumulare la pensione con redditi derivanti da lavoro subordinato o autonomo, salvo alcune eccezioni per lavori occasionali entro soglie minime.
Quello che si vuole evitare è che la pensione anticipata diventi una fonte aggiuntiva di reddito compatibile con il lavoro ordinario, ma le regole devono essere applicate con equilibrio. Un lavoro marginale o sporadico non dovrebbe generare conseguenze sproporzionate. Cosa cambia dopo la sentenza della Corte? La Corte Costituzionale ha chiarito che:
Il divieto di cumulo resta pienamente in vigore;
I giudici possono limitare la sospensione della pensione ai soli periodi in cui è stato percepito il reddito da lavoro;
In caso di redditi minimi o attività marginali, una sospensione automatica di un anno può essere considerata eccessiva;
In pratica, la sentenza non elimina il divieto, ma consente una valutazione proporzionata dei casi concreti, evitando penalizzazioni ingiustificate. Pur riguardando Quota 100, la sentenza può influenzare tutte le forme di pensione anticipata con limiti di cumulo. Il principio è chiaro: le regole vanno rispettate, ma le conseguenze devono essere proporzionate alla violazione effettiva. Per i pensionati e i futuri beneficiari, è un monito a muoversi con attenzione e informarsi sempre sulle implicazioni dei redditi da lavoro durante la pensione anticipata.





