Dal 2026 tolleranza zero: sanzioni immediate per chi lavora in nero e revoca istantanea dell’Assegno di inclusione, con obbligo di restituzione delle somme percepite

Mentre la povertà avanza a dismisura facendo aumentare il numero di poveri in Italia, aumentano i controlli e la repressione nei confronti di chi cerca di aumentare le proprie entrate, anche con il lavoro nero, realtà presente nel nostro Paese, praticamente da sempre e frutto di un sistema che non funziona come dovrebbe, ma non per questo giustificabile.

Nel 2026 entreranno in vigore regole molto più severe per chi lavora senza contratto mentre percepisce l’Assegno di inclusione. Le nuove norme puntano a eliminare qualsiasi margine di tolleranza e a colpire in modo immediato sia i datori di lavoro sia i beneficiari del sostegno economico. Il messaggio è chiaro: chi riceve un aiuto pubblico deve rispettare le regole, e chi lo impiega irregolarmente si assume un rischio altissimo.

Il Decreto Sicurezza sul lavoro cambia radicalmente l’approccio ai controlli: non saranno più necessari mesi di attesa, ricorsi o sentenze definitive per far scattare le sanzioni. Basterà il verbale degli ispettori per rendere effettive le penalità. Questo significa che le imprese dovranno prestare molta più attenzione alle assunzioni, soprattutto quando si tratta di lavoratori potenzialmente percettori dell’Assegno di inclusione.

Cosa rischia chi prende l’Assegno di inclusione

Si tratta di una stretta nata per ridurre un fenomeno molto diffuso: l’incrocio tra lavoro nero e sussidi pubblici. Per questo motivo, le nuove regole puntano a punire in tempo reale, senza rinvii e senza possibilità di sanare la violazione dopo essere stati scoperti.

Revoca immediata e rischi per le imprese
Revoca immediata e rischi per le imprese: ecco cosa comporta violare le nuove regole-diritto-lavoro

Con l’introduzione del nuovo meccanismo, l’intero sistema della “patente a crediti” diventa molto più rigido. Finora la decurtazione dei punti avveniva solo dopo il definitivo accertamento della violazione, lasciando ai datori di lavoro un margine di tempo per presentare ricorsi. Dal 1° gennaio 2026 non sarà più così.

Sarà sufficiente che l’Ispettorato nazionale del lavoro rediga il verbale unico di accertamento: da quel momento i punti della patente vengono tolti immediatamente, senza possibilità di sospendere la sanzione in attesa di chiarimenti o regolarizzazioni. Un cambiamento che ha un impatto enorme, perché agisce direttamente sulla capacità delle imprese di continuare a operare nei cantieri.

Per ogni lavoratore irregolare percettore dell’Assegno di inclusione vengono tolti 6 punti:
5 per la violazione legata al lavoro nero;
1 come aggravante, introdotta proprio dalla nuova normativa.

Considerando che la patente a crediti parte da 30 punti e che con meno di 15 punti non si può più lavorare nei cantieri, è evidente quanto questa stretta possa mettere a rischio l’attività di molte imprese. Bastano due lavoratori irregolari per precipitare a 18 punti e trovarsi a un passo dal blocco dell’attività. Le conseguenze non si limitano ai datori di lavoro. Il beneficiario dell’Assegno di inclusione che svolge attività in nero rischia molto di più di una semplice multa.

Ecco cosa accade se viene scoperto:

  1. Revoca immediata del contributo, senza possibilità di giustificazioni.
  2. Obbligo di restituire tutte le somme percepite, anche se prese mesi prima.
  3. Possibile denuncia per truffa ai danni dello Stato, nei casi più gravi.

In altre parole, lavorare in nero mentre si percepisce l’Assegno di inclusione non solo fa perdere il beneficio, ma espone a conseguenze economiche e giudiziarie molto pesanti. Alla base di queste nuove regole c’è la volontà di contrastare un fenomeno considerato da tempo un punto debole del sistema di welfare: la presenza di beneficiari che, pur ricevendo un sostegno economico, lavorano allo stesso tempo in nero, spesso in settori dove l’irregolarità è storicamente radicata, come l’edilizia.