Un cambiamento nelle regole sulla sicurezza permette controlli immediati: un errore minimo può costarti il posto di lavoro.
Il mondo del lavoro è spesso al centro di grandi discussioni e polemiche. I diritti dei lavoratori sono sempre nel mirino e le morti bianche ancora nel 2025 campeggiano sui titoli dei giornali. Eppure, ogni giorno è necessario adempiere a questo obbligo, che sia bello o brutto e si rischia anche di essere licenziati.
Le regole cambiano velocemente, ma poche novità hanno creato tanta attenzione quanto quella appena introdotta in materia di sicurezza. Molti dipendenti non ne sono ancora consapevoli, ma un comportamento che spesso viene sottovalutato potrebbe trasformarsi in un rischio concreto per il proprio posto di lavoro. E non si parla di mancanze gravi o violazioni evidenti: basta un errore apparentemente minimo per far scattare controlli immediati.
Ciò che rende la questione ancora più delicata è il fatto che questa nuova norma non ha bisogno di prove certe per essere attivata. È sufficiente che il datore di lavoro abbia un motivo ragionevole per far scattare un accertamento urgente. Il margine di discrezionalità è ampio e ha un impatto diretto non solo sul rapporto di fiducia tra azienda e lavoratore, ma anche sulle conseguenze disciplinari che possono derivarne.
Visite mediche immediate in caso di sospetto
Il punto centrale, però, è un altro: la sicurezza nei luoghi di lavoro è stata dichiarata una priorità assoluta e, per garantire ambienti protetti, la legge ora permette interventi molto rapidi. Questo significa che un semplice segnale percepito come anomalo può bastare per attivare procedure importanti, che il dipendente non può permettersi di ignorare o prendere alla leggera.

La novità principale introdotta dal Decreto Legge 159/2025 riguarda la possibilità di sottoporre il lavoratore a una visita medica immediata se il datore sospetta l’uso di alcol o droghe durante l’orario di lavoro. Una misura pensata soprattutto per settori ad alto rischio — cantieri, trasporti, industria pesante — ma applicabile a qualunque contesto in cui la sicurezza collettiva possa essere compromessa.
Il datore di lavoro, o un delegato, può richiedere l’accertamento sulla base di comportamenti incoerenti, odori anomali, scarsa lucidità o segnalazioni dei colleghi. Non si tratta di un controllo programmato: è una verifica istantanea, che può scattare anche all’improvviso. E il rifiuto del lavoratore di sottoporsi alla visita potrebbe essere considerato un comportamento ostativo e quindi disciplinabile, fino a mettere a rischio la continuità del rapporto di lavoro.
Le modalità operative saranno definite entro fine 2026 da un accordo Stato-Regioni, ma la linea è già chiara: tolleranza zero nei confronti di chi mette a rischio la propria sicurezza e quella degli altri. Il decreto non si limita ai controlli su alcol e droghe. La riforma introduce infatti un rafforzamento dell’intero sistema di prevenzione. Dal 2026 al 2028 entreranno in servizio 300 nuovi ispettori tecnici dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e dei Carabinieri del Nucleo Tutela Lavoro. Più verifiche, dunque, e maggiore presenza dei controllori sui luoghi di lavoro.
La formazione diventa un pilastro essenziale: anche le imprese con meno di 15 dipendenti dovranno garantire aggiornamenti obbligatori per i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza. Un cambiamento storico, che mira a uniformare gli standard di prevenzione e a eliminare differenze tra aziende grandi e piccole. Per migliorare la tracciabilità delle competenze, torna in primo piano il fascicolo elettronico del lavoratore, uno strumento che cataloga i percorsi formativi e gli aggiornamenti sulla sicurezza. Sarà un supporto utile sia per i datori di lavoro, che potranno programmare corsi mirati, sia per gli ispettori, che avranno accesso immediato a informazioni verificabili.





