Un segnale importante per molte famiglie e un richiamo all’INPS affinché valuti le situazioni concrete con maggiore flessibilità.

Per chi ha figli a carico oggi c’è l’Assegno Unico ma non tutti sanno che i cari e vecchi assegni familiari non sono stati messi del tutto in soffitta, tutt’altro: esistono ancora per altri soggetti a carico, come familiari (per l’appunto) o coniuge.  Gli assegni familiari rappresentano un aiuto economico essenziale per integrare il reddito di molti lavoratori e pensionati. 

Nonostante la normativa sia piuttosto articolata, una domanda torna spesso tra i nuclei che vivono situazioni particolari: può richiederli anche un nonno che mantiene un nipote? Fino a oggi la risposta non era così scontata, soprattutto perché l’INPS tende a interpretare il requisito della “vivenza a carico” in modo molto rigoroso.

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha però lanciato un cambio significativo. La vicenda è nata da un caso familiare complesso in cui un minore viveva stabilmente con la nonna, unica figura in grado di garantirgli assistenza economica e quotidiana. L’INPS aveva negato l’assegno, contestando l’assenza di requisiti sufficienti. Da qui un contenzioso arrivato fino alla Suprema Corte.

Il caso: quando il nonno diventa l’unico punto di riferimento

Tutto è partito da un ricorso dell’INPS contro una pronuncia della Corte d’Appello di Lecce, che aveva già riconosciuto alla nonna convivente il diritto all’assegno per il nucleo familiare. L’istituto previdenziale contestava che non fossero soddisfatte le condizioni richieste per parlare di “vivenza a carico”.

sostegno economico garantito dai nonni
Quando il sostegno economico è garantito dai nonni, gli assegni familiari possono spettare anche a loro – diritto-lavoro

La Cassazione, invece, ha confermato quanto stabilito dai giudici di merito: quel minore era affidato di fatto alla nonna, sia dal punto di vista economico sia da quello materiale. Gli elementi valutati erano chiari e coerenti: convivenza stabile, assenza del padre, madre non autosufficiente e priva di reddito, mantenimento garantito quasi completamente dalla pensione della nonna.

Tutti gli indizi dimostravano che l’unica persona che provvedeva davvero al sostentamento del minore era la nonna, senza che questo fosse stato smentito dall’INPS. La decisione dei giudici, con una sentenza del 29 ottobre 2025, ha dunque aperto un precedente importante: anche un nonno, se dimostra di essere il vero e principale sostegno del minore, può avere diritto agli assegni familiari. Un chiarimento destinato ad avere conseguenze concrete per molte famiglie.

Ma cerchiamo di capire cosa significa davvero  “vivenza a carico”. Uno dei punti centrali della sentenza riguarda la corretta interpretazione di questo concetto. Spesso si crede che “vivenza a carico” equivalga alla semplice convivenza o a una totale dipendenza economica. La Cassazione chiarisce invece che conta la realtà dei fatti:

  • chi mantiene il minore in modo continuativo,
    chi copre prevalentemente le sue spese,
  • chi garantisce un sostegno stabile nel tempo.

Non serve quindi dimostrare che il minore non riceva alcun supporto da altri, ma che il contributo principale provenga dal richiedente. E questo può essere provato anche tramite presunzioni, cioè indizi concreti che permettono al giudice di ricostruire la situazione familiare.

L’importo che spetta alla nonna rimane quello previsto per gli assegni familiari ordinari (ANF), calcolato sulla base, quindi del reddito complessivo del nucleo, della composizione familiare e della categoria del richiedente (ad esempio, pensionato ex dipendente). Le tabelle aggiornate dell’INPS — variabili ogni anno — stabiliscono cifre che possono andare da poche decine fino a oltre 200 euro mensili, a seconda della situazione economica.