Occhio alle spese dimenticate nel 730: anche un piccolo rimborso non dichiarato può trasformarsi in una maxi sanzione.
Presentare correttamente la dichiarazione dei redditi non è mai un semplice adempimento burocratico. Dietro ogni numero inserito nel modello 730 si nasconde infatti la possibilità di risparmiare, ottenere un rimborso o — al contrario — di incorrere in spiacevoli conseguenze. Ogni anno milioni di contribuenti si ritrovano davanti allo stesso bivio: dichiarare tutto con precisione oppure rischiare errori che, anche quando commessi in buona fede, possono costare molto cari.
La dichiarazione non riguarda soltanto i redditi percepiti. È necessario comunicare anche le spese sostenute nel corso dell’anno, perché proprio da queste dipendono detrazioni e deduzioni fondamentali per ridurre l’imposta dovuta. Il problema è che molti contribuenti, presi dalla fretta o dalla complessità della modulistica, dimenticano sempre la stessa voce di spesa. E la distrazione, pur sembrando innocua, può trasformarsi in una sanzione salata.
Prima di arrivare a capire qual è questa spesa “traditrice”, è bene sottolineare che nella dichiarazione nulla può essere inventato o approssimato. Ogni detrazione deve essere supportata da documenti, fatture, ricevute e soprattutto da pagamenti tracciabili. Dal 2020, infatti, per ottenere il beneficio fiscale non basta esibire una fattura: occorre dimostrare che il pagamento sia avvenuto tramite strumenti elettronici, come carta, bancomat o bonifico. Un dettaglio che molti ignorano e che rappresenta una delle principali cause di contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Perché la documentazione delle spese è fondamentale
Ogni spesa fiscalmente rilevante — che si tratti di visite mediche, retta universitaria, assicurazioni sulla vita, interessi del mutuo o interventi sulla casa — può incidere notevolmente sul risultato finale del 730. Se la documentazione è in ordine, il contribuente ottiene rimborsi in busta paga o un abbattimento dell’imposta. Se invece manca qualcosa, la detrazione viene disconosciuta e scattano controlli e sanzioni.

Tra le spese che devono essere dichiarate ci sono quelle sanitarie, veterinarie, scolastiche, i contributi previdenziali, ma anche interventi edilizi e lavori di efficientamento energetico. Proprio questi ultimi, spesso molto costosi, richiedono un’attenzione estrema: fatture corrette, bonifici parlanti, asseverazioni tecniche e comunicazioni specifiche. La minima irregolarità può far perdere detrazioni importanti, come quelle del 50% o del 65% previste dai bonus casa.
Ogni anno si ripete lo stesso errore: moltissimi contribuenti dimenticano di dichiarare alcuni rimborsi ricevuti o agevolazioni percepite nel corso dell’anno. Sembra una piccola svista, ma non lo è affatto: questi importi diventano a tutti gli effetti reddito imponibile. Se vengono omessi nella dichiarazione, l’Agenzia delle Entrate lo considera un comportamento irregolare che può generare una maxi sanzione.
Quando un contribuente riceve un rimborso per una spesa precedentemente detratta o usufruisce di un’agevolazione non spettante, è obbligato a inserirlo nel 730. Non farlo significa dichiarare un reddito inferiore a quello reale. Le conseguenze economiche possono essere molto pesanti. Ecco cosa prevede la legge in caso di omissioni o errori:
- Omessa dichiarazione di redditi o rimborsi: sanzione dal 120% al 240% dell’imposta dovuta, con un minimo di 250 euro.
- Detrazioni non spettanti (per esempio bonus casa senza documenti): sanzione tra il 90% e il 180% della maggiore imposta.
- Pagamenti non tracciabili per spese che lo richiedono: la detrazione decade completamente.
- Documenti mancanti: anche senza dolo, l’Agenzia può chiedere il rimborso dei benefici ottenuti, con interessi e sanzioni.
Gli errori formali — codici sbagliati, importi invertiti — di solito portano a una semplice rettifica, ma se influenzano il calcolo delle imposte, rientrano nelle sanzioni più severe.





