Da gennaio 2026, alcuni lavoratori vedranno un aumento in busta paga grazie alla riforma fiscale prevista dalla Legge di Bilancio

Tuttavia, non tutti i dipendenti beneficeranno di questo aumento, e le soglie di reddito effettivamente favorevoli potrebbero sorprendere molti.

Con l’introduzione della riduzione dell’aliquota Irpef per il secondo scaglione di reddito, che va da 28.000 a 50.000 euro, l’intento del governo è quello di alleggerire la pressione fiscale sui lavoratori della classe media. Ma come si traduce questo taglio in un aumento effettivo per i lavoratori? E chi, invece, non vedrà alcun beneficio?

La Legge di Bilancio 2026 ha stabilito che il taglio dell’Irpef riguarderà principalmente chi guadagna tra i 28.000 e i 50.000 euro lordi, ma l’importo che finirà effettivamente in busta paga dipende da diversi fattori. Un aspetto fondamentale è il reddito imponibile, ovvero il reddito su cui viene calcolata la tassazione, che si ottiene sottraendo dalla retribuzione lorda i contributi previdenziali.

Nel settore privato, questi contributi ammontano al 9,19%, mentre nel pubblico impiego sono pari all’8,80%. Questo significa che un lavoratore con uno stipendio lordo di 28.000 euro, ad esempio, vedrà un reddito imponibile inferiore, che potrebbe non rientrare nel secondo scaglione Irpef, nonostante la cifra lorda sembri essere al di sopra della soglia indicata dai comunicati ufficiali.

Quando scattano i benefici?

La riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% si applica al secondo scaglione di reddito, quello compreso tra i 28.000 e i 50.000 euro. Tuttavia, come detto, ciò che conta davvero è il reddito imponibile, cioè il reddito al netto dei contributi previdenziali. Per esempio, un dipendente che guadagna 28.000 euro lordi avrà un reddito imponibile che ancora rientra nel primo scaglione Irpef, che è tassato al 23%. Per vedere un beneficio fiscale, quindi, è necessario che il reddito netto superi la soglia di circa 30.800 euro lordi (al netto dei contributi), ossia oltre i 28.000 euro di reddito imponibile.

Nuove buste paga
Il taglio delle aliquote – (diritto-lavoro.com)

I benefici del taglio Irpef, seppur graduali, diventano più consistenti man mano che il reddito cresce. Per i redditi annui tra 32.000 e 35.000 euro, il risparmio annuale si aggira intorno ai 20-50 euro, ma il vantaggio mensile resta piuttosto contenuto: ad esempio, con 34.000 euro lordi, il risparmio annuo sarà di circa 58 euro, corrispondenti a circa 5 euro al mese.

Soltanto per chi guadagna oltre 40.000 euro lordi, il beneficio diventa più tangibile: un lavoratore con 40.000 euro lordi, ad esempio, risparmierà circa 166 euro all’anno, ossia circa 14 euro al mese.

I benefici diventano davvero significativi solo per chi guadagna oltre i 50.000 euro lordi all’anno. In questo caso, il risparmio Irpef può arrivare a 440 euro annui, ma va sottolineato che oltre i 55.000 euro lordi il vantaggio non cresce ulteriormente, poiché l’effetto del taglio si satura. Quindi, un lavoratore con 60.000 euro lordi avrà lo stesso risparmio di chi guadagna 55.000 euro.

Riassumendo, ecco quando i benefici iniziano a essere concreti: fino a 30.000 euro lordi: nessun vantaggio in busta paga; oltre 30.800 euro lordi: inizia a scattare il vantaggio, ma con risparmi minimi; tra 40.000 e 50.000 euro lordi: il risparmio cresce, ma si mantiene comunque contenuto; oltre 55.000 euro lordi: il risparmio si stabilizza a 440 euro annui, senza ulteriori aumenti.