Dal 2027 aumentano i requisiti per la pensione: fino a 3 mesi in più per tutti, anche per lavori gravosi e usuranti.
Dal 1° gennaio 2027 l’età pensionabile in Italia tornerà ad aumentare. Dopo anni di sospensione legata alla pandemia e alle condizioni demografiche straordinarie, il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita riprenderà pienamente vigore. Ma la novità riguarda tutti, anche coloro che finora erano stati considerati “protetti”: i lavoratori gravosi e usuranti.
Una parte di loro continuerà a godere di un’esclusione parziale, ma molti — forse la maggioranza — si troveranno paradossalmente a subire un incremento maggiore rispetto agli altri.
L’aumento dell’età pensionabile dal 2027
La legge di Bilancio 2026 reintroduce l’aggancio automatico tra l’età pensionabile e l’aspettativa di vita, stabilendo un aumento graduale dei requisiti. Nel 2027 scatterà un primo incremento di un mese, mentre nel 2028 ne arriveranno altri due, per un totale di tre mesi complessivi.
Significa che la pensione di vecchiaia, oggi fissata a 67 anni, salirà a 67 anni e un mese nel 2027 e a 67 anni e tre mesi dal 2028. Anche la pensione anticipata sarà interessata: per accedervi serviranno tre mesi in più di contributi rispetto agli attuali 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

La manovra prevede però alcune eccezioni. L’aumento non si applicherà a chi svolge mansioni gravose o usuranti, purché rispetti condizioni molto precise. L’esenzione vale solo per le categorie indicate nell’Allegato B della legge di Bilancio 2018 e nel decreto legislativo 67/2011: tra queste figurano infermieri, operai edili, maestre d’infanzia, addetti alle pulizie, autisti di mezzi pesanti, turnisti notturni e lavoratori alla catena di montaggio.
Per beneficiare dell’esclusione è però necessario aver svolto tali attività per almeno 7 anni negli ultimi 10 (oppure 6 negli ultimi 7) e avere non meno di 30 anni di contributi. Chi non soddisfa queste condizioni dovrà adeguarsi all’aumento previsto per tutti gli altri, con 1 mese in più nel 2027 e 3 mesi totali entro il 2028.
L’obiettivo dichiarato del Governo è quello di riallineare gradualmente il sistema pensionistico alla crescita dell’aspettativa di vita, congelata per quasi un decennio, ma le conseguenze pratiche rischiano di colpire proprio le categorie più fragili del mercato del lavoro.
L’aumento più severo per lavori usuranti e gravosi
La legge di Bilancio 2026 non modifica un altro aumento già programmato per chi svolge mansioni usuranti o gravose, che scatterà sempre dal 1° gennaio 2027. Si tratta della fine di una deroga introdotta dal decreto legislativo 67/2011, poi confermata da varie circolari INPS (tra cui la n. 126 del 28 dicembre 2018), che consentiva a questi lavoratori di accedere alla pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi anziché a 67 anni, purché con almeno 30 anni di contributi.
Dal 2027 questa agevolazione verrà cancellata, poiché la legge non ne prevede la proroga. Di conseguenza, i lavoratori gravosi e usuranti si agganceranno automaticamente al requisito ordinario previsto per la pensione di vecchiaia, cioè 67 anni.
L’aumento effettivo, quindi, non sarà di un solo mese, ma di cinque mesi rispetto alla situazione attuale, mentre gli altri lavoratori subiranno un incremento di appena un mese nel 2027 e tre mesi totali nel 2028.
Il risultato è un paradosso: chi svolge le attività più pesanti e rischiose, anziché beneficiare di una tutela aggiuntiva, vedrà peggiorare le proprie condizioni di uscita. Un fenomeno che riguarda decine di migliaia di lavoratori del settore sanitario, edilizio, industriale e dei trasporti, molti dei quali si troveranno a dover lavorare fino a 67 anni senza più alcuna deroga.
Restano ancora incerte le possibilità di un intervento correttivo: secondo alcune ipotesi, il Governo potrebbe introdurre un meccanismo compensativo nella Manovra 2026, ma al momento non ci sono conferme ufficiali.
Quel che è certo è che, dal 1° gennaio 2027, il sistema pensionistico tornerà a muoversi nella direzione dell’aumento progressivo dei requisiti anagrafici, con l’obiettivo di garantire la sostenibilità del sistema, anche a costo di penalizzare chi svolge le attività più faticose.





