Il 29 luglio è entrato in vigore il Decreto legislativo n. 102 del 19 giugno 2025. Ecco come cambiano i parametri sull’acqua potabile
Un provvedimento che aggiorna e rafforza le norme riguardanti la qualità dell’acqua destinata al consumo umano. Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 luglio, il decreto sostituisce il precedente regolamento del 2023 e introduce misure più stringenti che riguardano sia i gestori del servizio idrico che i consumatori.
Una novità importante del decreto è il rafforzamento della trasparenza nei confronti dei cittadini. Ogni utente avrà il diritto di accedere facilmente a informazioni aggiornate riguardo al gestore del proprio servizio idrico, ai metodi di trattamento e disinfezione adottati, ai risultati dei controlli di qualità dell’acqua e alle frequenze di monitoraggio. Le informazioni relative alle perdite nella rete idrica, alla struttura delle tariffe e ai reclami ricevuti saranno anch’esse rese pubbliche.
Acqua potabile: i nuovi limiti rigorosi
Una delle modifiche più rilevanti riguarda i limiti per i contaminanti chimici nell’acqua. Il decreto stabilisce che la concentrazione totale di PFAS (per- e polifluoroalchiliche) non possa superare i 0,10 µg/l, riducendo significativamente il limite precedente di 0,50 µg/l. Questo cambiamento entrerà in vigore dal 12 gennaio 2026. Inoltre, il decreto introduce per la prima volta una soglia specifica per il TFA (acido trifluoroacetico), fissata a 10 µg/l, che diventerà obbligatoria dal 12 gennaio 2027. Le preoccupazioni per la salute legate alla persistenza di queste sostanze chimiche nell’ambiente sono la spinta principale dietro queste restrizioni più severe, mirando a tutelare la salute pubblica in modo più efficace.

Tutti questi dati saranno centralizzati nella piattaforma digitale AnTeA (Anagrafe Nazionale Territoriale delle Acque), uno strumento che garantirà accesso semplice e trasparente alle informazioni relative alla qualità dell’acqua potabile, promuovendo un monitoraggio costante e migliorando la comunicazione tra gestori e cittadini.
Un altro punto focale del decreto riguarda l’“ultimo miglio”, ovvero il tratto che va dal punto di consegna dell’acqua, gestito dal fornitore, fino ai rubinetti degli appartamenti. Questo segmento, che comprende le vecchie tubature e i raccordi condominiali, può rappresentare un rischio per la qualità dell’acqua, anche se quella fornita ai punti di distribuzione rispetta i parametri di legge.
Per affrontare questa problematica, il decreto impone obblighi di autocontrollo specifici per le strutture ad alto rischio, come scuole, ospedali e altre strutture sanitarie e ricettive. Questi edifici dovranno effettuare monitoraggi mirati sulla presenza di contaminanti come il piombo e la Legionella. Inoltre, gli amministratori di condominio sono tenuti a garantire che le tubature interne degli edifici siano in buone condizioni, a valutare la necessità di ulteriori analisi e a verificare che non ci siano contaminazioni lungo la rete interna.





