Le novità introdotte dalla modifica della Legge 104 rappresentano un passo concreto verso un equilibrio tra diritto alla salute e continuità lavorativa.

Un’importante svolta normativa si profila all’orizzonte per chi convive con malattie croniche o invalidanti e necessita di un supporto concreto sul fronte lavorativo.

La recente approvazione alla Camera di una proposta di legge collegata alla Legge 104 introduce la possibilità di usufruire di un congedo fino a 24 mesi, un provvedimento che potrebbe rivoluzionare l’approccio al bilanciamento tra salute e lavoro.

Congedo di 24 mesi per malattie invalidanti: un diritto ampliato

La nuova norma si rivolge in particolare a chi ha una invalidità riconosciuta pari o superiore al 74% e si trova ad affrontare patologie oncologiche, croniche o invalidanti. Per queste persone sarà possibile richiedere un congedo biennale, durante il quale il lavoratore manterrà il proprio posto di lavoro ma non percepirà una retribuzione.

Il periodo di assenza non sarà computato nel “periodo di comporto”, ossia il limite massimo di assenza giustificata per malattia previsto dai contratti collettivi, che nei privati varia da 3 a 6 mesi e nel pubblico fino a 18 mesi in un triennio.

104, si arriva fino a due anni di permesso con la legge sul congedo
Cosa dice la legge – diritto-lavoro.com

Questa estensione è particolarmente significativa perché tutela il lavoratore da rischi concreti di licenziamento legati a lunghi tempi di cura e recupero. È importante sottolineare che, benché non venga retribuito, il congedo rappresenta un periodo protetto durante il quale il lavoratore non potrà svolgere altre attività lavorative ma potrà dedicarsi esclusivamente alle proprie cure.

Priorità nel lavoro agile e tutela rafforzata

Al termine del congedo biennale, il lavoratore avrà priorità nell’accesso al lavoro agile, a condizione che ciò sia compatibile con le esigenze aziendali. Tale diritto è stato recentemente confermato dalla Corte di Cassazione come un “accomodamento ragionevole”, ovvero una misura a tutela delle persone in situazioni di fragilità, non un semplice favore concesso dal datore di lavoro.

La legge inoltre prevede un aumento delle ore di permesso retribuito per visite mediche, esami e terapie: si passa da un totale di 10 ore annue in più, fruibili anche dai genitori che assistono figli minori affetti da patologie invalidanti. Per i lavoratori privati, l’INPS rimborsa al datore di lavoro quanto anticipato, mentre nelle amministrazioni pubbliche sarà possibile sostituire il personale in permesso, garantendo così la continuità dell’attività lavorativa.

Nuove tutele anche per i lavoratori autonomi

Un passo avanti significativo riguarda anche i lavoratori autonomi con partita IVA che operano in modo continuativo per un committente. Per loro, la sospensione dell’attività potrà arrivare fino a 300 giorni l’anno (contro i 150 attualmente previsti), mantenendo attivo il contratto ma senza percepire alcuna retribuzione.

Questa innovazione rappresenta un importante riconoscimento delle difficoltà di chi non ha un contratto da dipendente ma necessita comunque di protezioni adeguate in caso di malattia grave.

Infine, la proposta attribuisce all’Autorità Garante per le persone con disabilità il compito di vigilare sulle discriminazioni nel mondo del lavoro. Il Garante potrà intervenire anche d’ufficio per segnalare e contrastare violazioni, con la facoltà di proporre l’annullamento di provvedimenti lesivi dei diritti delle persone con disabilità.

Questa misura rafforza il quadro di tutele e promuove una cultura lavorativa più inclusiva e rispettosa delle esigenze di chi vive con fragilità.