Quando si parla di pensione, la sensazione comune è quella di un traguardo sempre più lontano e, spesso, incerto.
I cambiamenti demografici, le trasformazioni del mercato del lavoro e la crescente instabilità economica hanno reso evidente a molti italiani una verità che fino a pochi anni fa sembrava un dettaglio: la pensione pubblica, da sola, potrebbe non bastare.
È per questo che sempre più persone iniziano a guardare con interesse al tema della previdenza integrativa, ovvero ai fondi pensione. La notizia postivia è che se hai questo fondo nel 2025 ti spettano questi soldi.
Fondo pensione, ecco cosa sapere e come ottenere il rimborso
Parliamo di strumenti che consentono di costruirsi un secondo pilastro pensionistico, affiancando al trattamento erogato dall’INPS un capitale o una rendita accumulata nel tempo grazie ai versamenti volontari, spesso integrati dal datore di lavoro. Un risparmio a lungo termine, certo, ma con vantaggi immediati sul fronte fiscale. Già, perché uno degli aspetti più interessanti legati ai fondi pensione è proprio la deducibilità dei contributi.
Nel 2025, la normativa resta quella già delineata dal decreto legislativo 252 del 2005, che disciplina le forme pensionistiche complementari. L’articolo di riferimento è l’art. 10, comma 1, lettera e-bis) del TUIR, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi. In pratica, questo consente di dedurre dal reddito imponibile IRPEF i contributi versati ai fondi pensione, fino a un massimo annuo di 5.164,57 euro. Il che significa, in parole molto semplici, che quei versamenti non vengono tassati come reddito e vanno quindi a ridurre direttamente la base imponibile su cui si calcola l’imposta.

Facciamo un esempio concreto. Supponiamo che un lavoratore versi 5.000 euro nel corso dell’anno al proprio fondo pensione. Se si trova in una fascia IRPEF al 28%, che è attualmente l’aliquota minima per i redditi oltre i 28.000 euro annui, il risparmio fiscale sarà di circa 1.400 euro. E questo è un vantaggio che si percepisce subito, nella dichiarazione dei redditi, anno per anno. In pratica, è come se lo Stato “finanziasse” una parte del nostro risparmio per la pensione. Più il reddito è alto, più il risparmio IRPEF sale, perché l’aliquota cresce progressivamente fino ad arrivare, per i redditi molto elevati, anche al 43%.
Ovviamente, non si tratta solo di uno sconto fiscale. I fondi pensione rappresentano anche una strategia di lungo periodo per costruire una sicurezza futura, e andrebbero scelti con attenzione. Non tutti sono uguali, variano per costi di gestione, modalità di investimento, performance nel tempo. Però è indubbio che la componente fiscale ne rende la sottoscrizione molto più interessante rispetto ad altre forme di risparmio, come i conti deposito o gli investimenti finanziari tradizionali, che non godono della stessa deducibilità.
Inoltre, è importante ricordare che i vantaggi fiscali non finiscono qui. Anche nella fase di erogazione, al momento della pensione, la tassazione è agevolata rispetto al reddito ordinario. Ci sono regole precise, certo, ma nel complesso la previdenza complementare continua a essere una delle scelte più intelligenti per chi vuole pianificare con razionalità il proprio futuro.
Insomma, nel 2025 i fondi pensione restano uno strumento valido non solo dal punto di vista previdenziale, ma anche fiscale. Una possibilità concreta per alleggerire l’IRPEF oggi, costruendo allo stesso tempo una maggiore tranquillità per il domani. Chi ha la possibilità di attivare un fondo e sfruttarne al massimo le potenzialità farebbe bene a non lasciarsela sfuggire.





