Sai che potresti essere licenziato se commetti questo errore molto banale mentre stai usufruendo della 104?
La Legge 104 è da sempre un pilastro fondamentale per garantire tutela e assistenza alle persone deve devono prendersi cura di una persona con disabilità in famiglia. Grazie a questo strumenti, molti lavoratori possono ottenere permessi retribuiti per occuparsi dei propri cari in condizioni gravi senza dover rinunciare al proprio impiego.
Ma se è indubbio che questa legge rappresenti un importante aiuto, dall’altro comporta anche doveri e responsabilità. E in alcuni casi basta davvero poco per trasformare un diritto in un rischio. Questo è priprio quello che è accaduto ada Andrea, caregiver e dipendente, licenziato dopo essere stato visto prendere un caffè mentre era in permesso per la 104.
Legge 104: ci sono regole precise e severe
Vi sembra una “punizione” esagerata? Vediamo meglio le regole predisposte dalla Legge. La legge 104 prevede che i lavoratori dipendenti possano prendersi tre giorni di permesso al mese per prendersi cura dei propri cari in difficoltà, ma questi permessi sono strettamente finalizzati all’assistenza di quella persona e l’uso improprio è punito severamente.
La normativa non impone una presenza inineterrotta accanto alla persona non autosufficiente, ma il tempo in permesso deve essere comunque dedicato primariamente all’assistenza.

Da ciò si evince che Andrea è stato licenziato per giusta causa, dal momento che è stato fotografato mentre prendeva un caffè da solo nel centro città. Un momento di pausa che a chiunque potrebbe sembrare innocuo, ma che è stato sufficiente a sollevare il dubbio di abuso da parte dell’azienda. Infatti anche un solo utilizzo improprio del permesso 104 può far scattare il licenziamento, cosa che davvero pochi sanno.
L’elemento centrale: la finalità del permesso
Come Andrea ha scoperto purtroppo a proprie spese, la cosa più importante quando si parla di permesso 104 è la finalità di tale permesso. Il principio è semplice quanto rigido: se il tempo viene impiegato per attività che non sono riconducibili all’assistenza diretta o indiretta del familiare disabile si configura allora un utilizzo scorretto che può tradursi in licenziamento.
Certo, una breve pausa non può essere vietata. Chi assiste può fare naturalemente alcune pause senza restare costantemente accanto al familiare (ad esempio può andare a pranzare o rifocillarsi), tuttavia se la giornata viene interamente o anche solo parzialmente dedicata ad altro ecco che può scattare il licenziamento.
Si può quindi capire quanto si tratti di un equilibrio molto delicato e di non facile interpretazione. Per non incorrere in problemi è dunque fondamentale documentare le attività svolte, agire con trasparenza e (soprattutto) usare il permesso solo ed esclusivamente per l’effettiva assistenza.





