Passato settembre, lo shock del ritorno a scuola, per grandi e piccini, si è già riassorbito nella quotidianità e i ritmi si sono regolati. Ma, a pochi mesi dal rientro, molte famiglie sono ancora alle prese con le spese legate all’istruzione, tra libri e cancelleria che aumentano sempre più.

La questione dei costi scolastici è diventata centrale nel dibattito pubblico, perché riguarda direttamente la possibilità di garantire istruzione senza gravare eccessivamente sui risparmi. In questo contesto, un emendamento alla Manovra promette di restituire parte della spesa attraverso la dichiarazione dei redditi.

Come risparmiare più del 20% sul costo dei libri

La proposta, presentata dalle senatrici Mariastella Gelmini e Giusy Versace, mira a introdurre una detrazione fiscale del 22% sui libri di testo. L’obiettivo dichiarato è offrire un sostegno concreto alle famiglie, trasformando una spesa obbligatoria in un’opportunità di risparmio fiscale.

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Studiare è un diritto, ma comporta anche dei sacrifici – diritto-lavoro.com

Il meccanismo si inserirebbe nel sistema delle detrazioni IRPEF già esistenti, permettendo di recuperare la quota attraverso modello il 730 o il modello Redditi. La misura coprirebbe sia i volumi cartacei sia quelli digitali, purché rientrino nelle liste di adozione ufficiali stabilite dalle scuole.

Un vincolo importante riguarda la non cumulabilità, la detrazione spetterebbe solo se non si è già beneficiato di altri contributi pubblici. La clausola è pensata per evitare sovrapposizioni e garantire una distribuzione equa delle risorse disponibili tra le famiglie.

Due sono le possibili strade indicate dall’emendamento, che dovranno essere valutate durante l’iter parlamentare della Manovra. La prima versione prevede l’accesso universale alla detrazione del 22% per tutte le famiglie con figli iscritti alle scuole superiori.

Questa opzione comporterebbe un impegno economico per lo Stato pari a circa 67 milioni di euro all’anno a partire dal 2026. Le risorse verrebbero attinte dal Fondo per le esigenze indifferibili, garantendo copertura finanziaria alla misura.

La seconda ipotesi introduce invece una soglia di accesso basata sull’ISEE, fissata attualmente intorno ai 35.000 euro, un limite abbastanza discusso. In questo caso la detrazione spetterebbe solo ai nuclei familiari con redditi medio-bassi, ampliando si la platea di accesso ma anche i costi per lo stato.

Il costo annuale per le casse pubbliche, infatti, scenderebbe a 33 milioni di euro, risultando dimezzato rispetto alla versione universale, più apprezzata. Anche in questa ipotesi la copertura finanziaria proverrebbe dal Fondo per le esigenze indifferibili, assicurando comunque l’efficacia del bonus.

L’emendamento è ora all’esame delle commissioni parlamentari competenti, che dovranno valutarne sostenibilità e compatibilità con la Legge di Bilancio. Nelle prossime settimane si capirà se la proposta riuscirà a superare il confronto politico e trovare spazio nel testo definitivo.

Non è scontato che la misura venga accolta così com’è, potrebbe essere modificata, integrata o accantonata per ragioni di bilancio. Quello che resta certo è che il sostegno alle famiglie per le spese scolastiche rimane centrale nel dibattito pubblico.

In un periodo di crescente costo della vita, l’approvazione rappresenterebbe un primo passo verso un alleggerimento fiscale concreto. Migliaia di nuclei familiari italiani potrebbero così affrontare con maggiore serenità la sfida economica dell’inizio della scuola.