Dal taglio dell’Iva sugli alimenti al possibile sconto sul pet food: cosa potrebbe cambiare davvero per le famiglie con la Manovra 2026.
Dopo il brindisi per festeggiare il nuovo anno, potrebbe arrivare una boccata d’ossigeno per il portafoglio delle famiglie italiane. Nelle ultime settimane, infatti, la discussione sulla Legge di Bilancio 2026 ha rimesso al centro un tema che ciclicamente riemerge e che, stavolta, sembra avvicinarsi a una possibile svolta: la riduzione dell’Iva su molti prodotti di largo consumo. Un intervento che, se approvato, modificherebbe concretamente il costo della spesa quotidiana.
Il dibattito è ancora acceso: gli schieramenti politici si muovono e rilanciano le loro proposte, e l’attenzione cresce. Quali beni vedrebbero davvero un taglio dell’aliquota? Quanto si risparmierebbe? E soprattutto, lo Stato riuscirà a sostenere i costi di un’operazione tanto ampia? Tra annunci, emendamenti e stime economiche, la partita è ancora aperta, ma c’è una data simbolica che fa da faro: il primo gennaio, quando ogni misura approvata sarà ufficialmente operativa.
Se dovesse accadere si tratterebbe di un intervento storico perché da anni si tenta di riformare il sistema dell’Iva, rendendolo più equo, favorendo i beni essenziali e alleggerendo la pressione su famiglie e imprese, ma finora la riforma è rimasta incompleta: servono risorse, tante, e ogni taglio ha un impatto diretto sulle casse pubbliche.
Le proposte in campo: dalla pasta alle ostriche.
I prodotti di interesse
Il punto centrale del dibattito riguarda un’estesa lista di prodotti alimentari per i quali si vorrebbe portare l’Iva al 4%, l’aliquota più bassa prevista. C’è chi chiede di tagliarla per le carni suine e i salumi, chi punta sulla pasta, sul pane, sul latte e su altri alimenti di base che rappresentano la spesa quotidiana di milioni di italiani. In altre parole: un intervento pensato soprattutto per favorire i consumi delle famiglie e contrastare il caro-vita.

Ogni proposta, però, ha un costo. Le stime parlano di centinaia di milioni di euro per ogni categoria. Sommando tutte le richieste avanzate in Parlamento, il conto è elevato: oltre 3,7 miliardi di euro. Una cifra enorme che spiega perché, nonostante il consenso generale sul principio, trovare le coperture sia tutt’altro che semplice.
Perfino le ostriche entrano nel dibattito: Forza Italia propone di ridurre l’Iva anche su questo prodotto, mentre Verdi e Sinistra chiedono agevolazioni per tutti gli alimenti biologici certificati. E’ chiaro che tagliare l’Iva significa ridurre le entrate dello Stato e in un momento in cui bisogna mantenere i conti in ordine, ogni euro conta. Il rischio è quello di varare una misura popolare ma difficile da sostenere a lungo termine. Ed è per questo che la partita si gioca tutta sulle coperture.
La novità che sembra mettere tutti d’accordo riguarda il pet food, in particolare gli alimenti veterinari specifici. Oggi su questi prodotti si paga il 22% di Iva, come se fossero beni di lusso. Ma per molte famiglie – e per tantissime associazioni che accudiscono animali – si tratta di spese regolari e spesso pesanti.
Ridurre l’Iva al 4% o al 10% significherebbe risparmiare anche fino a 600 euro l’anno. Una cifra concreta, soprattutto per chi ha animali anziani o con necessità particolari. Ecco perché questa proposta, tra tutte, sembra una delle più probabili da inserire nella Manovra. Secondo gli esperti, qualora venisse approvato un taglio ampio dell’Iva sugli alimenti di base, una famiglia tipo potrebbe risparmiare tra i 150 e i 300 euro l’anno. Il punto è capire fino a dove si potrà arrivare senza compromettere i conti pubblici. Ma una cosa è certa: questo Capodanno l’attenzione non sarà solo sui fuochi d’artificio, ma anche sulle decisioni del Parlamento. Perché da esse potrebbe dipendere la spesa – e il risparmio – di milioni di italiani.





