In pensione a 58 anni, ecco il segreto per lasciare il lavoro subito dal 2026. Non perdere questa importante occasione.
Il dibattito politico ed economico si sta concentrando sugli emendamenti, ossia le proposte di modifica alla bozza della Legge di Bilancio, che arrivano dai parlamentari ma anche da sindacati e organizzazioni che intendono orientare le scelte del Governo.
Tra queste proposte ha attirato l’attenzione quella della UIL, uno dei principali sindacati italiani, che rilancia un tema molto discusso: il possibile ritorno della pensione a 58 anni nel 2026 per un numero più ampio di lavoratrici attraverso il ripristino di Opzione Donna nella sua versione originaria.
In pensione a 58 anni, ecco il segreto per lasciare il lavoro subito dal 2026
La proposta nasce dalla mancata inclusione di Opzione Donna nella manovra di Bilancio, scelta che ha generato polemiche e richieste di reintroduzione della misura. Anche se al momento non è previsto il ritorno della pensione a 58 anni, l’emendamento presentato riapre il confronto politico.

Reintrodurre Opzione Donna non comporterebbe difficoltà tecniche significative, soprattutto se il Governo decidesse di recuperare la versione più ampia e flessibile della misura, quella che in passato aveva reso conveniente l’uscita anticipata dal lavoro per molte lavoratrici.
Il modello proposto dalla UIL punta a superare le attuali limitazioni e a ripristinare l’accesso senza vincoli relativi ai figli o alla categoria professionale, come previsto nelle prime versioni della misura.
L’unica distinzione resterebbe quella tra lavoratrici dipendenti e autonome, con queste ultime che avrebbero un requisito anagrafico di un anno più alto, come già accadeva in passato.
Una soluzione molto diversa rispetto a quella attualmente in vigore, che permette l’uscita anticipata solo a categorie ristrette come invalide, caregiver o lavoratrici licenziate, con un’età minima che nel 2025 varia dai cinquantanove ai sessantuno anni a seconda della situazione familiare.
Un ritorno alla struttura originale di Opzione Donna rappresenterebbe un netto cambio di rotta. Consentirebbe infatti a tutte le lavoratrici dipendenti del settore pubblico e privato di accedere alla pensione con cinquantotto anni di età e trentacinque anni di contributi da maturare entro la fine del 2025.
Le lavoratrici autonome avrebbero invece accesso a cinquantanove anni, mantenendo lo stesso requisito contributivo. Una misura così configurata amplierebbe in modo significativo la platea delle potenziali beneficiarie e potrebbe riportare Opzione Donna ai livelli di utilizzo del passato, dopo anni in cui le uscite sono state sempre più ridotte a causa dei requisiti più rigidi.
L’eventuale ritorno della pensione a 58 anni nel 2026 dipenderà dalle scelte politiche che verranno prese durante l’esame parlamentare della manovra. Tuttavia, la proposta della UIL ha riacceso l’attenzione sul tema delle pensioni femminili, sulla flessibilità in uscita e sulla necessità di misure che tengano conto delle carriere discontinue e del lavoro di cura svolto dalle donne.





