Nel mondo della burocrazia italiana, invalidità e Legge 104 sono termini spesso confusi, ma in realtà non sono affatto sinonimi. Molti si affidano a percentuali e verbali medici, sperando che bastino per ottenere diritti e agevolazioni, ma non è così semplice.

La legislatura italiana, infatti, prevede molti gradi di interpretazione, così come altrettanti scaglioni e requisiti che promuovono o limitano l’accesso a vantaggi e sussidi. Anche la Legge 104 risponde a questi parametri, confondendo i richiedenti diritto rispetto agli aiuti che è possibile richiedere e a quelli invece riservati.

Cosa fare con meno del 70% di invalidità.

La percentuale di invalidità civile misura la riduzione della capacità lavorativa, secondo tabelle medico-legali stabilite dalla legge 118 del 1971. Una commissione medica valuta la condizione del soggetto e assegna un punteggio che può aprire le porte a diversi benefici economici e pratici.

Non sempre basta la percentuale di invalidità – diritto-lavoro.com

Superando il 67% si ha diritto all’esenzione dal ticket sanitario, mentre dal 74% si può accedere a un assegno mensile, se il reddito lo consente. Con il 100% si ottiene la pensione di inabilità, perché la logica è legata alla capacità di produrre reddito e non alla qualità della vita.

La Legge 104, invece, non si basa su numeri, ma su come la condizione fisica, psichica o sensoriale impatta sulla vita quotidiana. Non chiede quanto si riesca a lavorare, ma quanto la disabilità ostacoli l’integrazione sociale, le relazioni e l’autonomia personale dei soggetti.

Il fulcro della 104 è il riconoscimento dell’handicap, che si ottiene quando la minorazione crea difficoltà concrete nella vita di tutti i giorni. Non si tratta solo di ricevere un sussidio, ma di abbattere barriere e garantire pari opportunità, non solo sul posto di lavoro.

Esiste poi una distinzione cruciale, ovvero l’handicap in situazione di gravità, che dà accesso ai permessi retribuiti previsti dall’articolo 3, comma 3. Serve una valutazione medica che certifichi la necessità di assistenza permanente, continuativa e globale nella sfera personale o relazionale dell’individuo.

Non basta avere una patologia grave, serve dimostrare anche che l’autonomia generale è compromessa al punto da richiedere un supporto costante. La gravità non è nella malattia in sé, ma nell’impatto che ha sulla capacità di vivere in modo indipendente e dignitoso.

Una percentuale alta di invalidità, quindi, non garantisce automaticamente di per sé il riconoscimento dell’handicap, come dimostrano anche diverse sentenze recenti e non. Allo stesso modo, una percentuale bassa non esclude il diritto alla 104, perché i due percorsi seguono logiche completamente diverse e parallele

C’è solo un punto di contatto, l’articolo 21 della Legge 104, che consente la scelta prioritaria della sede di lavoro in alcuni casi. Serve avere un’invalidità superiore almeno al 67% e il riconoscimento dell’handicap con documentazione, anche se non in situazione di gravità.