Spazi esterni e tassa rifiuti: quando il giardino resta esente e quando, invece, fa crescere l’importo da pagare.
Arrivano novità per ciò che concerne una delle tasse più scomode dei contribuenti, la TARI. I rifiuti che produciamo sono la spina nel fianco, o meglio dire, la questione in sospeso e peggiore gestita del mondo. Oltre a pagare questo enorme gap con conseguenze sulla nostra salute, lo si fa anche attraverso il conto corrente ed sta qui la questione che ha attirato l’attenzione di alcuni cittadini, soprattutto i proprietari di case.
Con l’aumento dei costi del servizio e i controlli più stringenti da parte dei Comuni, molti contribuenti temono che superfici finora escluse possano diventare improvvisamente imponibili. Il dubbio più frequente riguarda il giardino: può davvero far lievitare la bolletta della TARI?
La normativa non è sempre immediata e, negli anni, si sono susseguite interpretazioni che hanno alimentato la confusione. Questo perché la TARI non si basa soltanto sull’effettiva produzione di rifiuti, ma anche sulla “potenzialità” che una determinata area ha di generarli. Ed è proprio su questo concetto che nascono le maggiori incertezze: quando un giardino è considerato una semplice pertinenza e quando, invece, diventa un’area tassabile?
Quando il giardino non fa aumentare la TARI
Prima di allarmarsi, è utile capire come ragiona la legge: ciò che conta non è la presenza dello spazio in sé, ma l’uso che se ne fa. Non tutti i giardini, infatti, hanno lo stesso peso ai fini del tributo. E alcuni possono comportare un aumento del dovuto, mentre altri restano del tutto esclusi.

Per la maggior parte dei proprietari, la regola è rassicurante: il giardino di casa, se utilizzato in modo “passivo”, non entra nel calcolo della tassa sui rifiuti. Significa che uno spazio verde pensato per prendere il sole, per far giocare i bambini o semplicemente per abbellire l’immobile non è considerato produttivo di rifiuti aggiuntivi.
La legge distingue infatti tra pertinenze “operative” e “non operative”. Le prime generano un surplus di rifiuti rispetto alla normale vita domestica, le seconde no. Un giardino ornamentale, anche se produce foglie, residui di potatura o erba tagliata, non viene visto come superficie produttiva: questi scarti, infatti, non rientrano nel circuito della raccolta domestica, ma devono essere smaltiti attraverso servizi dedicati o compostaggio.
La situazione cambia radicalmente quando lo spazio esterno viene utilizzato per un’attività che, di fatto, aumenta la produzione di rifiuti. In questo caso la pertinenza diventa “operativa”, quindi tassabile. L’esempio più immediato riguarda le attività commerciali. Il giardino di un ristorante trasformato in area per tavoli e coperti estivi rientra pienamente nel calcolo della TARI, perché contribuisce alla produzione di rifiuti connessi all’esercizio dell’attività.
Ma il principio vale per qualunque spazio esterno che assuma una funzione operativa: zone destinate a lavorazioni artigianali, superfici utilizzate per hobby che generano materiali di scarto aggiuntivi, spazi coperti e attrezzati per barbecue frequenti o eventi ricorrenti. Per evitare sorprese, la domanda da porsi è semplice: sto usando il mio spazio esterno come un’estensione operativa dell’abitazione?
Se la risposta è no, e il giardino mantiene natura ornamentale o ricreativa, l’esclusione dalla TARI è la norma. Se invece lo spazio contribuisce alla produzione continuativa di rifiuti ulteriori, allora può comportare un aumento dell’importo dovuto.





