Le uniche misure che nel 2026 permettono di lasciare il lavoro senza attendere i 67 anni e quali requisiti richiedono
Puntualmente con il finire dell’anno in corso molti cittadini pensano a cosa ne sarà delle loro sorti in ambito pensioni. Nonostante la Legge di Bilancio non sia ancora definitiva, per il 2026 il quadro previdenziale appare già delineato. Nessuna rivoluzione, nessun nuovo scivolo introdotto e, anzi, due strumenti che negli ultimi anni avevano offerto margini di uscita anticipata vengono eliminati: Opzione Donna e Quota 103. Di fronte a questa apparente “stasi”, molti lavoratori si chiedono quali possibilità restino reali e concrete per andare in pensione prima dei 67 anni.
Il sistema previdenziale italiano ancora una volta non si smentisce e dal marasma degli intrecci che lo compongono, spuntano ancora alcune vie d’uscita che non si basano sull’età anagrafica, ma esclusivamente sul numero dei contributi versati. Sono misure che esistevano prima e continueranno a esistere anche nel 2026, e rappresentano l’unica soluzione per chi desidera lasciare il lavoro senza attendere la soglia ordinaria. Per sfruttarle serve una lunga storia contributiva, ma per molti lavoratori esperti o con carriere iniziate molto presto si tratta di opzioni percorribili.
Capire quali siano queste vie, quali requisiti richiedano e come funzionino nella pratica è essenziale per programmare un’uscita consapevole. Ed è proprio questo l’obiettivo: fornire un quadro chiaro e semplice di tutte le possibilità per andare in pensione nel 2026 senza limiti d’età.
Le due misure senza limiti anagrafici
Nel 2026 resteranno operative solo due forme di pensionamento indipendenti dall’età del richiedente:

- Quota 41 per lavoratori precoci : È la misura pensata per chi ha iniziato a lavorare molto giovane. Per accedervi servono 41 anni di contributi effettivi, ma non basta: occorre anche rientrare in una delle categorie tutelate. Tra queste rientrano i lavoratori impegnati in mansioni gravose o usuranti, gli invalidi civili con almeno il 74%,i disoccupati che hanno terminato la NASpI e i caregiver che assistono da almeno sei mesi un familiare con grave disabilità
Per chi soddisfa questi requisiti, l’età non conta: si smette di lavorare appena raggiunti i 41 anni.
- Pensione anticipata ordinaria: È la misura strutturale del sistema. Anche qui l’età è irrilevante: ciò che conta è il requisito contributivo. Nel 2026 resteranno in vigore le soglie attuali:
– 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne
– 42 anni e 10 mesi per gli uomini
Una volta raggiunta questa anzianità contributiva, il lavoratore può ottenere la pensione in qualsiasi momento dell’anno.
Queste due misure presentano caratteristiche molto diverse dalle altre forme di anticipo pensionistico. La più rilevante riguarda la possibilità di continuare a lavorare anche dopo il pensionamento: chi esce con la pensione anticipata ordinaria o con Quota 41 può cumulare liberamente reddito da pensione e reddito da lavoro, senza restrizioni. Un vantaggio significativo, soprattutto per chi desidera svolgere attività saltuarie o part-time.
Per la pensione anticipata ordinaria esiste poi un ulteriore elemento: chi sceglie di posticipare l’uscita, pur avendo già maturato i requisiti contributivi, può beneficiare della decontribuzione del 9,19%, ottenendo uno stipendio più alto fino al momento in cui decide di andare effettivamente in pensione.
Nel 2026 le strade per lasciare il lavoro senza attendere i 67 anni si riducono, ma restano due strumenti solidi e già sperimentati: sta ai cittadini che hanno tutti i requisiti richiesti decidere cosa fare.





