Una procedura express riduce tempi e tutele: con 60 giorni di morosità può partire lo sfratto immediato. Tutte le novità

In questi ultimi tempi non si parla altro che di sfratti. Il mondo immobiliare è diventato un campo minato sotto tutti i punti di vista: affitti troppo alti, proposte limitate solo a soggiorni brevi e per l’appunto la risposta ai morosi, diventata sempre più aspra e intollerante. Il fenomeno dei ritardi nei pagamenti dell’affitto è ormai quasi un dato di fatto, soprattutto nelle grandi città, e genera un carico enorme per i tribunali. 

La nuova proposta introduce una procedura molto più rapida, in grado di portare allo sfratto nel giro di poche settimane, suscitando però allo stesso tempo preoccupazione tra migliaia di famiglie. Queste ultime pur avendo entrate mensili per un lavoro, spesso non riescono a far quadrare i conti per il caro vita, per l’aumento dei beni e dei servizi che nelle città sembra non finire mai. 

E come cresce il caro vita cresce anche la morosità nei contratti di locazione. Ogni anno si contano decine di migliaia di richieste di sfratto solo per mancati pagamenti, e i tempi per liberare un immobile possono superare l’anno e mezzo. Una situazione insostenibile sia per i proprietari, che non riescono più a recuperare la disponibilità del proprio bene, sia per gli inquilini, che si trovano a vivere nell’incertezza. Da qui nasce la necessità di una procedura più veloce e meno gravosa per il sistema giudiziario.

Come funzionerà la nuova procedura

Il nuovo disegno di legge tende ad agevolare il proprietario e a penalizzare l’affittuario, grazie all’introduzione di una procedura “express” che, in assenza di opposizioni rilevanti, permetterà di ottenere il rilascio dell’immobile in tempi estremamente ridotti.

lo sfratto diventa immediato
Tra ritardi nei pagamenti e mancate opposizioni, lo sfratto diventa immediato con la nuova procedura express – diritto-lavoro

L’elemento centrale della riforma è l’istituzione dell’AES, l’Autorità per l’esecuzione degli sfratti. Si tratta di un ente pubblico con funzioni amministrative, incaricato di gestire le richieste di rilascio nei casi di morosità protratta per almeno due mesi consecutivi. Il locatore dovrà presentare documenti che dimostrino il mancato pagamento: contratto registrato, estratti conto, ricevute o comunicazioni inviate all’inquilino.

Una volta ricevuta la richiesta, l’AES dovrà verificare la documentazione e, se non emergono opposizioni fondate, rilasciare entro sette giorni un titolo esecutivo valido per procedere allo sfratto. Da quel momento, l’ufficiale giudiziario avrà trenta giorni di tempo per eseguire il rilascio dell’immobile, con eventuale proroga massima di novanta giorni solo in presenza di motivi oggettivi.

L’inquilino avrà comunque la possibilità di opporsi entro sette giorni dalla notifica del provvedimento. In casi di particolare fragilità o difficoltà comprovata, l’AES potrà concedere una breve proroga di quindici giorni, utile per trovare una soluzione temporanea.

La riforma prevede anche sanzioni pesanti per i proprietari che usano impropriamente la procedura, ad esempio dichiarando falsamente una morosità oppure tentando di liberare l’immobile per scopi speculativi. In questi casi la sanzione può arrivare fino a 20.000 euro.

L’obiettivo è garantire un equilibrio: velocità sì, ma senza lasciare spazio ad abusi. Il nuovo modello punta a ridurre i contenziosi e a sgravare i tribunali, mantenendo però la tutela minima per entrambe le parti. Per evitare che la procedura accelerata generi situazioni di emergenza sociale, la riforma istituisce il Fondo nazionale per l’emergenza abitativa. Questo strumento servirà ad aiutare gli inquilini in gravi difficoltà economiche, con ISEE sotto i 12.000 euro o colpiti da eventi come perdita del lavoro, malattia o separazione. I contributi potranno servire a sanare parte della morosità o a favorire una nuova sistemazione abitativa.

Il Fondo opererà insieme ai servizi sociali territoriali, chiamati a intervenire rapidamente quando lo sfratto coinvolge nuclei vulnerabili: minori, anziani, persone con disabilità o famiglie già seguite dalle assistenze locali.