Una misura mirata a rafforzare il sostegno economico per i pensionati con redditi bassi. Un intervento che si attuerà a partire dal 2026
L’incentivo prevede l’incremento delle maggiorazioni sociali per circa 1,1 milioni di pensionati, con un costo complessivo di 295 milioni di euro per il primo anno.
Il costo previsto per il primo anno di applicazione è di 295 milioni di euro, una somma che dimostra l’impegno del governo nell’affrontare la povertà tra le categorie più fragili. Inoltre, l’aumento delle soglie di reddito è un provvedimento che allarga la platea dei beneficiari senza ridurre l’efficacia della misura.
Un sostegno aggiuntivo per i pensionati con redditi bassi
La principale novità riguarda l’aumento delle maggiorazioni sociali, ovvero il sostegno economico destinato a coloro che percepiscono pensioni basse. In particolare, la misura prevede un incremento di 20 euro al mese per ogni beneficiario, pari a 260 euro all’anno. Questo aumento si applica non solo all’importo delle maggiorazioni, ma anche ai limiti di reddito necessari per accedere a questi benefici, garantendo che la misura rimanga effettivamente accessibile per chi si trova in condizioni economiche difficili.

L’intento del governo è duplice: da un lato aumentare il sostegno economico, dall’altro evitare che l’adeguamento venga vanificato dal superamento dei limiti di reddito da parte di pensionati che, pur essendo in difficoltà, potrebbero perdere il beneficio per pochi euro di differenza.
Il provvedimento riguarda principalmente pensionati e persone con disabilità che si trovano in situazioni economiche particolarmente fragili. Le categorie di destinatari sono i pensionati previdenziali, coloro che hanno maturato un trattamento pensionistico attraverso i contributi versati. Titolari di trattamenti assistenziali: pensioni sociali e assegni sociali. Invalidi civili totali, ciechi assoluti e sordomuti: persone con gravi disabilità che percepiscono una pensione.
Per tutte queste categorie, il diritto all’aumento delle maggiorazioni è soggetto al rispetto dei requisiti reddituali, calcolati sia a livello individuale che coniugale. L’obiettivo è mantenere il beneficio disponibile per le famiglie in difficoltà, anche se la situazione economica dovesse leggermente migliorare.
La misura riguarda principalmente gli over 65 anni, anche se l’età minima può scendere in presenza di un numero sufficiente di anni di contributi. Per i pensionati previdenziali, che hanno una pensione derivante dal lavoro e dal versamento di contributi, il requisito anagrafico è fissato a 70 anni, ma può essere abbassato a 65 anni per chi ha almeno 25 anni di contribuzione. La pensione di vecchiaia, che solitamente dà diritto alla maggiorazione sociale, viene quindi estesa a chi rientra in queste condizioni, sempre nel rispetto dei limiti di reddito.
Per chi invece percepisce un assegno sociale o altri trattamenti assistenziali, la soglia reddituale deve essere rispettata, sia a livello individuale che coniugale. La legge stabilisce che il limite di reddito verrà alzato di 20 euro, in modo da evitare che gli aumenti siano annullati dal superamento di soglie per un importo modesto.
Un aspetto particolarmente significativo riguarda gli invalidi civili totali, ciechi assoluti e sordomuti, categorie che storicamente sono più vulnerabili alla povertà. La maggiore somma, pari a 20 euro al mese, viene destinata a loro in aggiunta ai benefici già previsti, aumentando la tutela economica per queste persone.





