Il governo Meloni studia una detassazione sugli aumenti salariali per contrastare il fiscal drag e sostenere il potere d’acquisto, ma restano dubbi sull’inclusione dei dipendenti pubblici.

Nel clima di attesa per l’approvazione della manovra finanziaria 2026, che dovrà evitare il ricorso all’esercizio provvisorio, emergono importanti novità per il mondo del lavoro. Il Governo Italiano, guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sta infatti definendo un pacchetto di interventi da due miliardi di euro destinato ad aumentare le buste paga di una parte consistente dei lavoratori, con l’obiettivo di contrastare il caro-vita e il calo del potere d’acquisto dovuti all’inflazione.

Aumenti salariali e detassazione: la strategia del Governo contro il fiscal drag

Il tema centrale riguarda la lotta al cosiddetto fiscal drag, ovvero l’aumento indiretto della pressione fiscale che scatta automaticamente quando i redditi da lavoro aumentano in seguito ai rinnovi contrattuali, senza un reale incremento del potere d’acquisto netto per i lavoratori. Per questo, secondo i documenti preliminari circolati a Palazzo Chigi, l’Esecutivo intende introdurre un meccanismo di detassazione degli aumenti in busta paga, assimilabile a una sorta di cedolare secca applicata ai rinnovi contrattuali tra il 2026 e il 2028.

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Novità per i lavoratori – Diritto-lavoro.com

Nel dettaglio:
– I dipendenti interessati dai rinnovi potranno beneficiare di incrementi salariali quasi totalmente netti;
– L’aliquota fiscale agevolata sarà fissata al 10% separatamente rispetto alla tassazione ordinaria.

Un esempio pratico: per un lavoratore in uno scaglione Irpef medio, un aumento lordo di 100 euro mensili si tradurrebbe in circa 90 euro netti, migliorando sensibilmente il reddito disponibile rispetto all’attuale regime fiscale progressivo.

Un elemento di forte criticità riguarda però l’esclusione al momento prevista per i circa tre milioni di dipendenti pubblici. Le ultime indiscrezioni non confermano l’estensione di questa detassazione anche ai lavoratori della Pubblica Amministrazione, nonostante l’Esecutivo abbia stanziato risorse per i rinnovi contrattuali fino al 2030, per un totale di circa venti miliardi di euro.

Questa scelta, se confermata, potrebbe tradursi in un aumento degli stipendi nominali per i dipendenti pubblici, ma anche in un aggravio fiscale a causa del pieno effetto del fiscal drag. I giuslavoristi sottolineano come questa disparità non sia nuova: i lavoratori del settore pubblico non beneficiano di molte delle agevolazioni fiscali previste per i privati, ad esempio sugli incentivi legati ai premi di produzione, pur godendo di una maggiore stabilità contrattuale e previdenziale.

Sindacati e rappresentanti dei lavoratori pubblici auspicano pertanto un intervento specifico da parte del Ministero per la Pubblica Amministrazione, retto dall’attuale ministro Paolo Zangrillo, per negoziare con il Ministero dell’Economia e delle Finanze l’estensione della detassazione anche ai contratti pubblici, in modo da garantire equità e sostenere adeguatamente il reddito del comparto pubblico.

Tredicesima, quattordicesima e bonus: elementi chiave della busta paga 2025-2026

Oltre agli aumenti salariali e alla detassazione, nei prossimi mesi i lavoratori italiani dovranno considerare anche la gestione delle mensilità aggiuntive, in particolare la tredicesima e la quattordicesima, che rappresentano un importante sostegno al reddito.

  • La tredicesima mensilità è un istituto obbligatorio previsto per tutti i lavoratori subordinati, introdotto definitivamente nel 1960. Viene erogata solitamente a dicembre e il suo importo è proporzionale ai mesi lavorati nel corso dell’anno, calcolato come 1/12 dello stipendio lordo per ogni mese di servizio.
  • La quattordicesima mensilità non è obbligatoria per legge ma è prevista in diversi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), soprattutto nei settori del terziario, chimico, trasporti, alimentare, pulizie e turistico. Viene pagata generalmente tra giugno e luglio e rappresenta un supporto economico per le spese estive.

Per alcuni lavoratori, è possibile richiedere che queste mensilità aggiuntive vengano distribuite mensilmente nella busta paga, anziché essere corrisposte in un’unica soluzione.

Sul fronte delle misure straordinarie, rimangono attivi anche i bonus una tantum da 200 e 150 euro, introdotti negli ultimi anni per sostenere lavoratori, pensionati e autonomi con redditi medio-bassi di fronte agli aumenti dei prezzi. Questi bonus, erogati dall’Inps e disciplinati da specifici decreti ministeriali, continueranno a rappresentare un aiuto importante per milioni di italiani.