Il governo introduce un aumento graduale delle accise sulle sigarette fino al 2028, puntando a rafforzare le entrate fiscali e promuovere la salute pubblica senza shock di mercato.
Il governo italiano conferma la strategia di un aumento graduale delle accise sulle sigarette, con l’obiettivo di bilanciare la necessità di incrementare le entrate fiscali e la volontà di non gravare eccessivamente sui consumatori. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha mantenuto la linea già anticipata nei mesi scorsi, prevedendo un aumento modulato delle imposte che si estenderà fino al 2028, con un impatto contenuto sul prezzo finale dei pacchetti di sigarette.
Incremento delle accise sulle sigarette: le cifre aggiornate
La manovra fiscale prevede un aumento progressivo dell’accisa sulle sigarette dagli attuali 29,50 euro ogni mille sigarette a 38,50 euro entro il 2028. In termini pratici, questo si traduce in un aumento di circa 18 centesimi per ogni pacchetto da venti sigarette nell’arco di tre anni. Nel dettaglio, l’aliquota salirà a 32 euro nel 2026, con un rincaro di circa 5 centesimi a pacchetto. Nel 2027, l’accisa verrà innalzata a 35,50 euro, comportando un aumento di 7 centesimi per confezione, e nel 2028 raggiungerà i 38,50 euro, con un ulteriore incremento di 6 centesimi.

Questa crescita graduale segue la logica di contenere l’impatto immediato sui consumatori, evitando scossoni eccessivi sul mercato delle sigarette, che potrebbero favorire fenomeni di contrabbando o di acquisti all’estero. L’approccio adottato mira anche a rispettare gli obiettivi europei in materia di tassazione sui prodotti del tabacco, in linea con le politiche di salute pubblica volte a ridurre il consumo di tabacco nel lungo termine.
Implicazioni per il mercato e per i consumatori
Sebbene l’aumento delle accise rappresenti un elemento fondamentale per il rialzo del prezzo finale, è importante sottolineare che il costo effettivo di un pacchetto dipenderà anche dalle strategie di prezzo adottate da produttori e rivenditori. Questi ultimi potrebbero decidere di applicare rincari maggiori o minori rispetto all’incremento fiscale, in base alle dinamiche di mercato e alla concorrenza.
Nel contesto attuale, caratterizzato da un calo complessivo del consumo di tabacco in Italia, l’incremento graduale delle accise si inserisce anche come strumento di politica sanitaria. L’aumento dei prezzi si è storicamente dimostrato efficace nel disincentivare il consumo, soprattutto tra i giovani e i fumatori occasionali, contribuendo così a una diminuzione della prevalenza del fumo nel Paese.
Il governo, attraverso questo intervento calibrato, conferma la volontà di mantenere un equilibrio tra le esigenze di bilancio e quelle di salute pubblica, evitando di gravare eccessivamente su chi sceglie ancora di fumare, ma puntando a ridurre progressivamente il numero dei fumatori nel medio-lungo termine.





