Pensioni 2026: ecco come cambieranno gli importi con la nuova rivalutazione. In tanti avranno gli aumenti tanto attesi.
L’INPS si prepara a concludere entro gennaio 2026 le operazioni di aggiornamento degli assegni pensionistici e delle prestazioni assistenziali in base all’inflazione. Un meccanismo noto, ma fondamentale per preservare il potere d’acquisto dei pensionati italiani, specialmente in un contesto economico in cui il costo della vita continua a variare in modo imprevedibile.
Anche per il 2026, dunque, si conferma la consueta rivalutazione annuale delle pensioni, un adeguamento legato all’andamento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie, calcolato dall’ISTAT.
Aumento pensioni: nel 2026 cifre mai viste, le proiezioni degli importi
La rivalutazione delle pensioni è un meccanismo automatico previsto dalla legge, il cui scopo è garantire che gli importi non perdano valore reale a causa dell’aumento dei prezzi. Non tutti gli assegni, però, vengono rivalutati allo stesso modo: il sistema italiano prevede scaglioni percentuali differenziati a seconda dell’importo della pensione.

Per il 2026, se confermata la stima dell’1,6% come indice di perequazione, la rivalutazione sarà così suddivisa:
- Pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (cioè fino a circa 2.452 euro): rivalutazione piena, +1,6%.
- Pensioni tra 4 e 5 volte il trattamento minimo (tra circa 2.452 e 3.065 euro): rivalutazione parziale al 90% dell’indice, cioè +1,44%.
- Pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo (oltre 3.065 euro): perequazione ridotta al 75%, ovvero +1,2%.
Un sistema progressivo, dunque, che punta a tutelare maggiormente i trattamenti più bassi, lasciando agli assegni più alti solo una rivalutazione parziale. Uno degli aggiornamenti più attesi riguarda il trattamento minimo, ovvero la soglia base al di sotto della quale lo Stato interviene per integrare la pensione. Nel 2025, questo importo era pari a 603,40 euro mensili; nel 2026, con la rivalutazione dell’1,6%, salirà a 613,05 euro.
Ma non finisce qui: è stato prorogato fino al 2026 anche l’incremento straordinario previsto per le pensioni minime introdotto con la Legge di Bilancio 2023, sebbene con una percentuale ridotta rispetto all’anno precedente.
Se nel 2025 l’aumento era del 2,2%, nel 2026 sarà del 1,3%. Questo significa che chi percepisce una pensione pari al minimo potrebbe vedere il proprio assegno lievitare fino a 621 euro al mese.
A prima vista, un aumento dell’1,6% potrebbe sembrare modesto. Ma la rivalutazione delle pensioni è una componente fondamentale del sistema previdenziale: senza questo adeguamento, anche un’inflazione contenuta avrebbe, anno dopo anno, un effetto erosivo consistente sugli importi percepiti.
Inoltre, questo adeguamento influisce anche su altri parametri della previdenza e dell’assistenza, come i limiti reddituali per l’accesso a determinate prestazioni (integrazioni, assegni familiari, esenzioni sanitarie).





