Una situazione insostenibile: i canoni mensili superano i mille euro: per un docente neoassunto lo stipendio basta appena a coprire l’affitto, lasciando poco o nulla per vivere

Il costo della vita nelle grandi città italiane continua a crescere, e avere una casa è sempre più pesante nei bilanci delle famiglie e dei lavoratori. Cercare un appartamento in affitto non è solo una questione di disponibilità economica, ma di vera e propria sostenibilità: in molte città universitarie o metropolitane, vivere da soli è diventato un lusso.

Il problema riguarda non solo gli studenti fuorisede, che spesso devono affrontare cifre fuori portata, ma anche professionisti con stipendi fissi, come gli insegnanti. Un neoassunto nella scuola, con circa 1.350 euro netti al mese, si ritrova in difficoltà a coprire persino l’affitto di un monolocale. In alcune città, infatti, il canone mensile assorbe quasi per intero lo stipendio, lasciando poco o nulla per tutte le altre spese quotidiane.

La questione solleva interrogativi seri: quanto bisogna guadagnare realmente per vivere in città come Milano, Venezia o Firenze? E soprattutto, cosa si può fare per evitare che il caro affitti svuoti i centri storici e renda impossibile per studenti e lavoratori vivere vicino al luogo di studio o di lavoro?

Le città più care

Secondo le rilevazioni più recenti, Venezia è la città italiana più costosa in assoluto: per un monolocale si spendono in media 1.404 euro al mese. A Firenze si scende a 1.107 euro, mentre Milano si attesta a 1.064 euro. Cifre che, se confrontate con stipendi medi, diventano insostenibili.

Le città più care
Le città più care si trovano soprattutto al Nord – diritto-lavoro

Anche un insegnante con 20 anni di carriera, che guadagna circa 1.700-1.800 euro, si ritroverebbe a destinare fino al 90% del reddito solo per avere un tetto sopra la testa. In pratica, tre settimane di lavoro se ne andrebbero per pagare l’affitto, lasciando pochissimo per bollette, spesa e trasporti.

La Capitale non è da meno: a Roma un piccolo appartamento costa in media 1.018 euro al mese. Subito dopo troviamo Genova, Bologna, Pisa, Padova e Verona, tutte con canoni che superano di gran lunga le possibilità di chi percepisce uno stipendio medio italiano.

Neanche al Sud la situazione è davvero più leggera. Napoli e Bari hanno prezzi leggermente più bassi, ma comunque poco accessibili in rapporto ai redditi medi locali. A fare eccezione è Pavia, che pur essendo a soli 30 km da Milano, presenta affitti medi attorno ai 555 euro, praticamente la metà rispetto al capoluogo lombardo.

Il dislivello tra redditi e costo della vita non è solo una questione individuale, ma un tema che riguarda l’intera società. Quando un lavoratore deve destinare più del 50% del proprio stipendio all’affitto, resta poco margine per i consumi, il risparmio o la qualità della vita. Questo si traduce in rinunce, precarietà e, in molti casi, nella decisione di trasferirsi altrove.

Il problema si riflette anche sulla scuola: sempre più docenti rifiutano di spostarsi in città dove il costo della vita è insostenibile, creando carenze di personale proprio nelle aree più bisognose. Per questo motivo il Coordinamento Nazionale Docenti ha avanzato proposte concrete: tra queste, lo sviluppo di progetti abitativi pubblici dedicati agli insegnanti in mobilità, convenzioni tra enti locali e scuole per garantire canoni calmierati, e forme di sostegno economico mirate.

Il tema è arrivato anche al governo: il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha chiesto di includere il personale scolastico nel Piano Casa, ancora in fase di elaborazione. L’obiettivo è quello di rendere possibile per insegnanti e studenti vivere vicino al proprio luogo di lavoro o di studio senza dover sacrificare quasi tutto lo stipendio.