La possibilità di andare in pensione dopo soli cinque anni di contributi esiste davvero, ma non è una strada percorribile da chiunque.

È un’opzione straordinaria, pensata per chi, a causa di gravi condizioni di salute, non è più in grado di lavorare. Si tratta quindi di una misura di tutela, non di una scorciatoia per accedere alla pensione ordinaria. Nel sistema attuale, la regola generale prevede che si possa andare in pensione a 67 anni, a condizione di avere almeno 20 anni di contributi versati.

Chi invece ha cominciato a lavorare dopo il 1996, quindi rientra nel sistema contributivo puro, può accedere alla pensione già a 64 anni se ha versato 25 anni di contributi e raggiunge un assegno pari almeno a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

C’è un modo per andare in pensione dopo soli 5 anni di lavoro: l’esperto spiega come fare

Esiste anche un’opzione ancora più estrema, la pensione di vecchiaia contributiva, che si può ottenere a 71 anni con soli 5 anni di contributi, ma con una pensione che, nella maggior parte dei casi, è talmente bassa da risultare quasi simbolica e priva di integrazione al minimo.

Pensioni 2026: novità
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Per chi si trova in condizioni di salute gravemente compromesse, il nostro sistema previdenziale offre due strumenti che permettono di accedere a un trattamento pensionistico anche con una carriera lavorativa brevissima:

  • L’Assegno Ordinario di Invalidità (AOI)

  • La Pensione di Inabilità Previdenziale

Entrambe le misure sono disciplinate dalla Legge 222/1984 e vengono gestite dall’INPS. Ma attenzione: non vanno confuse con l’invalidità civile o con prestazioni assistenziali. Si tratta, invece, di prestazioni contributive, che richiedono almeno 5 anni di contributi complessivi, di cui 3 versati nei 5 anni precedenti la domanda.

L’AOI si rivolge a chi ha subito una riduzione della capacità lavorativa pari ad almeno due terzi (67%), a causa di problemi fisici o psichici. È una misura che non esclude del tutto la possibilità di lavorare: infatti è compatibile con l’attività lavorativa, ma può essere ridotto in base al reddito.

Quello che spesso genera confusione è che non basta avere una certificazione di invalidità civile. L’AOI valuta la capacità lavorativa rispetto all’attività svolta: un muratore con gravi problemi alla schiena potrebbe rientrare nei requisiti, mentre un impiegato con la stessa condizione potrebbe non aver diritto all’assegno.

L’AOI ha validità triennale, ma può essere rinnovato due volte. Dopo il terzo rinnovo consecutivo, diventa definitivo. L’importo dell’assegno si calcola in base ai contributi effettivamente versati e può essere integrato al minimo, ma non per i lavoratori con solo contribuzione post-1995 (contributivi puri), che restano esclusi da questa integrazione.

Ancora più restrittiva è la pensione di inabilità, riservata a chi è stato riconosciuto completamente e permanentemente inabile al lavoro (invalidità al 100%).