Pensione di reversibilità: la Cassazione ha deciso. Così devi dire addio ai tuoi soldi. 

Con l’ordinanza n. 23352 del 16 agosto 2025, la Corte di Cassazione è intervenuta su una questione giuridica tanto tecnica quanto significativa per migliaia di cittadini: la prescrizione del diritto alla pensione di reversibilità.

Al centro della decisione, una controversia che ruota attorno a una domanda di reversibilità presentata con notevole ritardo, a fronte della morte del pensionato avvenuta addirittura nel 1990. La decisione si presta non solo a chiarire le dinamiche temporali che regolano l’accesso al trattamento, ma anche a ridefinire il ruolo del giudice nel valutare l’eccezione di prescrizione sollevata dall’ente previdenziale.

Pensione di reversibilità a rischio: la Cassazione dà il via libera all’INPS per negarla più facilmente

La vicenda origina dalla richiesta di A.A., figlia maggiorenne inabile al lavoro, che ha domandato la pensione di reversibilità a distanza di quasi vent’anni dalla morte del padre. L’INPS, nel rispondere all’azione giudiziale intentata dalla richiedente, aveva sollevato l’eccezione di prescrizione, sostenendo che il diritto fosse ormai estinto per decorso del termine previsto dalla legge.

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Pensione di reversibilità a rischio: la Cassazione dà il via libera all’INPS per negarla più facilmente-diritto-lavoro.com

In primo e secondo grado, i giudici avevano dato ragione alla donna, ritenendo generica l’eccezione dell’Istituto e applicando il termine decennale ordinario. La domanda amministrativa del 2009 e quella giudiziale del 2012, secondo i tribunali, avevano interrotto correttamente la prescrizione. Ma la Cassazione ha ribaltato completamente questa lettura.

Ciò che emerge con forza dall’ordinanza della Suprema Corte è un principio fondamentale: il giudice non può esimersi dal determinare autonomamente il momento iniziale della prescrizione, anche se l’ente previdenziale non lo specifica in modo puntuale.

La Corte ha infatti stabilito che l’individuazione del “dies a quo” (il giorno da cui comincia a decorrere il termine prescrizionale) è parte integrante dell’attività giudiziale e non può essere delegata o trascurata per via di un’eccezione ritenuta “generica”.

In altre parole, anche se l’INPS non ha indicato con precisione la data esatta da cui far decorrere la prescrizione, spetta comunque al giudice verificarla d’ufficio, sulla base degli atti e delle circostanze del caso concreto.

Non è sufficiente considerare l’eccezione vaga per superarla: il termine di prescrizione deve essere ricostruito e valutato in modo autonomo, indipendentemente dalle carenze della difesa dell’ente previdenziale.

Un altro punto centrale dell’ordinanza riguarda la differenza tra ratei prescritti e ratei ancora esigibili. La Corte ha precisato che il diritto alla pensione di reversibilità si prescrive in dieci anni a partire dal momento in cui si verifica l’evento che ne dà origine — in questo caso, la morte del pensionato.

Tuttavia, non tutti i ratei (cioè le singole mensilità di pensione) sono necessariamente persi: quelli maturati nei dieci anni precedenti alla domanda amministrativa possono ancora essere riconosciuti, purché non siano anch’essi prescritti.

In questo senso, l’ordinanza non chiude la porta del tutto al riconoscimento del diritto, ma segmenta temporalmente la prestazione, delimitando chiaramente quali ratei possono essere reclamati e quali, invece, risultano ormai estinti.