Il paradosso della multa “pedonale”: quando il buon senso cede il passo alla burocrazia.
Nella quieta cittadina di Orbetello, una mattina qualunque si è trasformata in un piccolo caso emblematico di quanto il rigore amministrativo possa, a volte, superare i confini della ragionevolezza.
Un padre come tanti, accompagna sua figlia di sette anni a scuola. In un gesto di attenzione e responsabilità, rimane ad aspettare, come richiesto dalla scuola in quel giorno particolare, che la bambina entri effettivamente nell’istituto.
Ora ti posso multare anche se sei a piedi: è successo a quest’uomo in Italia
Un comportamento che denota premura, non trasgressione. Eppure, il suo senso civico viene ricompensato con una multa: 27 euro per aver sostato… sulle strisce pedonali. A piedi.

Non siamo di fronte a una banale infrazione del codice della strada. Michele non era alla guida di un veicolo, non bloccava il passaggio con un’auto in doppia fila né intralciava il traffico in alcun modo.
Era semplicemente fermo, in piedi, sul passaggio pedonale davanti alla scuola, in un’area già parzialmente occupata da tre scuolabus. Uno spazio, dunque, già destinato alla sosta e al movimento di chi accompagna i bambini a scuola.
Nonostante ciò, per la polizia municipale il suo stazionamento è stato sufficiente per verbalizzare una violazione: “Sostava e indugiava sulla carreggiata… senza l’intenzione di attraversare”. Cosa succede, dunque, quando la norma viene applicata meccanicamente, senza tenere conto del contesto, dell’intenzione, del buon senso? Il cuore del problema è qui.
In uno spazio urbano sempre più normato, dove ogni comportamento sembra necessitare di un regolamento dedicato, rischiamo di smarrire la capacità di discernere tra ciò che è formalmente corretto e ciò che è giustamente umano. Le regole devono servire a tutelare la convivenza, non a rendere ogni comportamento un potenziale illecito amministrativo.
Il marciapiede davanti alla scuola, quel giorno, non era sufficientemente ampio per ospitare tutti i genitori che, aspettavano l’ingresso in classe dei propri figli. L’accesso al cortile era stato interdetto per motivi organizzativi, e quindi l’unica alternativa era sostare lì dove era possibile, tra gli scuolabus, sul passaggio pedonale, senza ostruire alcun passaggio.
In altre parole, i cittadini si sono adattati a una situazione logistica inadeguata, con responsabilità e rispetto. Ma proprio in questa flessibilità spontanea, in questa micro-espressione di solidarietà e convivenza, è intervenuta la rigidità dell’apparato.
La vigilessa invita a spostarsi; lui risponde che non c’è spazio; nasce un diverbio; l’intervento di un altro agente porta a un momento di tensione, culminato con la temporanea sottrazione del cellulare con cui l’uomo stava filmando l’accaduto. Infine, la sanzione. L’intervento dei vigili, che avrebbe potuto risolversi in una richiesta ragionevole o in un chiarimento, è diventato uno scontro inutile.





