Aumentare le ferie annuali o estendere i giorni di riposo può sembrare un’impresa difficile per molti lavoratori dipendenti.

Esistono strumenti e strategie che, se ben utilizzati, possono garantire un numero maggiore di giorni di pausa senza violare le normative vigenti. La gestione delle ferie è regolata principalmente dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) e dalla legge, che stabiliscono un minimo inderogabile, ma al di là di questo limite esistono margini di flessibilità da esplorare.

Ogni lavoratore ha diritto, secondo la normativa italiana, ad almeno quattro settimane di ferie retribuite all’anno, un diritto irrinunciabile pensato per garantire il benessere psicofisico del dipendente.

Di queste quattro settimane, almeno due devono essere godute entro l’anno di maturazione, mentre le restanti possono essere utilizzate entro i diciotto mesi successivi. Non è possibile trasformare queste ferie in denaro, poiché si tratta di un diritto personale legato al recupero delle energie e alla salute.

Le regole di base sulle ferie annuali

Nonostante la base minima, molti lavoratori aspirano a disporre di un numero maggiore di giorni di ferie per dedicarsi alle passioni, alla famiglia o semplicemente per concedersi un periodo di riposo più lungo. Tuttavia, aumentare le giornate di ferie non è un processo automatico o garantito, ma richiede un’attenta negoziazione e l’uso di alcuni strumenti contrattuali.

Quante ferie chiedere?
Le regole di base sulle ferie annuali-dirittolavoro.com

Il metodo più diretto per ottenere più giorni di ferie è cercare di modificare il trattamento previsto dal proprio contratto di lavoro, sia esso collettivo o individuale. Questa modifica deve essere concordata con il datore di lavoro, il quale non è obbligato a concedere giorni aggiuntivi oltre il minimo stabilito dal CCNL o dalla legge.

La chiave è quindi una trattativa efficace, in cui il lavoratore espone motivazioni valide e personali, come un aumento delle responsabilità lavorative o esigenze familiari particolari. È fondamentale sottolineare che la decisione finale spetta sempre all’azienda, la quale può accettare o rifiutare la richiesta senza obblighi di legge.

Spesso, però, una comunicazione trasparente e una proposta che tenga conto anche delle esigenze produttive dell’impresa possono favorire un accordo vantaggioso per entrambe le parti.

Una soluzione alternativa, che consente di “accumulare” giorni di riposo, è data dall’istituto della banca ore. Attraverso questa modalità, le ore di lavoro straordinario possono essere convertite in riposi compensativi da utilizzare in un secondo momento, aumentando così il numero di giorni di assenza dal lavoro senza perdere la retribuzione.

Un altro strumento è rappresentato dall’orario multiperiodale, che prevede un’organizzazione del lavoro su più periodi, con orari più lunghi in certi momenti e ridotti o assenze programmate in altri, sempre nei limiti di legge.

Entrambe queste soluzioni devono essere previste dal contratto individuale o collettivo e non possono essere imposte unilateralmente dal lavoratore, ma sono spesso accolte favorevolmente dalle aziende in quanto non compromettono la produttività.

Oltre alle ferie, vi sono altre forme di assenza retribuita che possono allungare il periodo di riposo complessivo senza intaccare la retribuzione o il posto di lavoro. Si tratta di permessi retribuiti, congedi particolari e aspettative riconosciute dalla legge o dai contratti, come i permessi ex legge 104 per assistenza a familiari disabili o permessi per motivi di salute.

In questi casi, è fondamentale che il lavoratore mantenga un comportamento corretto e trasparente, rispettando il rapporto fiduciario con il datore di lavoro. L’utilizzo improprio di questi istituti può infatti comportare conseguenze disciplinari. Va ricordato che alcune assenze per malattia, soprattutto di natura psichica, possono giustificare un periodo di riposo prolungato come parte della terapia.