Con Quota 41 flessibile si tenta di trovare un equilibrio tra sostenibilità economica e tutela dei lavoratori con carriere lunghe ma redditi bassi.

Importanti novità riguardano il sistema pensionistico italiano, con la possibilità di andare in pensione con 5 anni di anticipo rispetto all’età prevista dalla riforma Fornero, senza subire penalizzazioni sull’assegno, a patto di rientrare in un determinato ISEE.

Il governo Meloni sta infatti valutando l’introduzione di una nuova misura che potrebbe rivoluzionare l’accesso alla pensione anticipata, concentrandosi in particolare sui lavoratori con redditi medio-bassi.

La nuova proposta: Quota 41 flessibile

La misura allo studio, denominata “Quota 41 flessibile”, prevede la possibilità di andare in pensione a 62 anni di età con almeno 41 anni di contributi versati. Questo rappresenterebbe un anticipo di 5 anni rispetto all’attuale pensione di vecchiaia fissata a 67 anni, con una flessibilità in uscita pensata per ampliare l’accesso alla pensione anticipata senza penalizzare i redditi più bassi.

A differenza della Quota 41 attuale, riservata solo a lavoratori precoci con particolari requisiti (come disoccupati, invalidi civili, caregiver o addetti a mansioni gravose), questa versione flessibile si rivolge a una platea più ampia di lavoratori, ma con alcune condizioni precise: l’età minima di 62 anni e un meccanismo di penalizzazione dell’assegno pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni.

Penalizzazioni azzerate per chi ha un ISEE sotto i 35.000 euro

La vera svolta riguarda l’impatto del reddito familiare sull’importo pensionistico. Secondo la proposta, chi ha un indicatore ISEE inferiore a 35.000 euro potrebbe accedere alla pensione anticipata senza subire alcuna decurtazione sul trattamento pensionistico.

In pratica, mentre chi sceglie di uscire a 62 anni dovrebbe subire un taglio del 10% sull’assegno mensile (2% per ogni anno di anticipo), questa penalizzazione verrebbe eliminata per i nuclei familiari con redditi più bassi, rendendo la misura un importante strumento di equità sociale.

in pensione 5 anni prima
Nuova opportunità – diritto-lavoro.com

Finora, infatti, il sistema previdenziale italiano non aveva mai previsto un collegamento diretto tra il reddito e la riduzione dell’importo pensionistico in caso di uscita anticipata.

Implicazioni economiche e sostenibilità della misura

L’ampliamento della pensione anticipata con Quota 41 flessibile comporterebbe un aumento della spesa pubblica significativa. La versione originaria di Quota 41 senza limiti anagrafici né penalizzazioni avrebbe un costo stimato tra 4 e 5 miliardi di euro all’anno, giudicato insostenibile per le casse dello Stato.

Per questo motivo, la proposta attuale prevede limiti precisi: l’età minima di 62 anni, la penalizzazione del 2% annuo e l’esenzione dal taglio solo per chi ha un ISEE sotto la soglia di 35.000 euro. In questo modo si punta a contenere l’impatto finanziario garantendo però un sostegno concreto alle fasce sociali più vulnerabili.

Negli ultimi anni, infatti, il governo Meloni ha adottato misure restrittive su alcune forme di flessibilità (come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale), con l’obiettivo di contenere la spesa previdenziale e innalzare l’età media di pensionamento, che nel 2024 ha raggiunto i 64,8 anni secondo l’Osservatorio Inps.