Bastano questi banali errori per far scattare i controlli sulla Dichiarazione del 2025 e far bloccare tutti i rimborsi.
Con l’avvio della campagna per la dichiarazione dei redditi 2025, molti contribuenti si trovano a dover fare i conti con un aspetto cruciale: il possibile blocco dei rimborsi Irpef a seguito di controlli preventivi da parte dell’Agenzia delle Entrate. Questi controlli scattano in presenza di semplici errori o incoerenze nei dati dichiarati, soprattutto quando si utilizzano il modello 730/2025 o il modello Redditi Persone Fisiche 2025.
Dichiarazione dei redditi 2025: quando si attivano i controlli dell’Agenzia delle Entrate
Dal 30 aprile 2025, i contribuenti possono consultare la propria dichiarazione precompilata sul portale dell’Agenzia delle Entrate, accedendo tramite SPID, CIE o CNS. Dal 15 maggio è possibile procedere all’inoltro, con o senza modifiche. Le modifiche riguardano soprattutto la base imponibile, le deduzioni o le detrazioni, e devono essere supportate da documentazione adeguata da conservare e mostrare in caso di richieste da parte dell’Amministrazione finanziaria. L’invio della dichiarazione tramite modello 730 deve avvenire entro il 30 settembre 2025, mentre per il modello Redditi Persone Fisiche il termine è il 31 ottobre 2025. L’Agenzia ha quattro mesi di tempo dopo la scadenza per effettuare i controlli sulle dichiarazioni e, nel frattempo, i rimborsi vengono bloccati.
Se non emergono problemi, i rimborsi devono essere erogati entro sei mesi dalla presentazione. Nel caso in cui vengano riscontrate anomalie, spetta al contribuente dimostrare la correttezza dei dati dichiarati, conservando tutta la documentazione giustificativa. Altrimenti, l’Agenzia può richiedere il pagamento di maggiori imposte o ridurre i rimborsi spettanti. Il provvedimento n. 225347 del 2020 dell’Agenzia delle Entrate individua in modo dettagliato gli elementi di incoerenza che determinano l’attivazione dei controlli sulle dichiarazioni con esito a rimborso, specialmente se modificate rispetto alla versione precompilata. Gli elementi principali sono:
- Scostamenti significativi nei dati indicati nei modelli di versamento, nelle Certificazioni Uniche (CU) e nelle dichiarazioni rispetto a quelli in possesso dell’Agenzia.
- Presenza di incongruenze rilevanti rispetto a dati forniti da enti esterni, come quelli relativi ai bonus edilizi, alle spese mediche o alle erogazioni liberali che danno diritto a deduzioni o detrazioni.
- Situazioni di rischio già evidenziate in anni precedenti, con anomalie o irregolarità ricorrenti nelle dichiarazioni.
Oltre agli errori di natura tecnica o formale, un altro caso che fa scattare automaticamente i controlli è quando il rimborso Irpef supera i 4.000 euro. Tale soglia è indicata nel provvedimento del 5 giugno 2020, che fa riferimento all’articolo 5, comma 3-bis, del decreto legislativo n. 175/2014.

L’Agenzia delle Entrate può effettuare tre tipologie di verifiche sulle dichiarazioni dei redditi 2025:
- Controlli automatizzati: eseguiti in modo automatico su tutte le dichiarazioni, consistono in una verifica informatica basata sui dati contenuti nella dichiarazione e nell’anagrafe tributaria. Questa procedura consente di liquidare imposte, contributi e rimborsi senza intervento manuale se non emergono anomalie.
- Controlli formali: attivati in modo selettivo su dichiarazioni che presentano elementi di incoerenza o modifiche significative. Questi controlli si basano sull’analisi di rischio e sulla verifica della documentazione giustificativa relativa a deduzioni e detrazioni.
- Controlli di merito: mirano a contrastare l’evasione fiscale, anche parziale, mediante accessi, ispezioni e verifiche approfondite per individuare redditi non dichiarati.
Le tempistiche per completare i controlli sono di 4 mesi dalla scadenza per la presentazione della dichiarazione o dalla data di trasmissione del modello 730, anche se inviato in ritardo. Nel 2025, quindi, l’Agenzia ha tempo fino a fine gennaio per bloccare i rimborsi relativi ai modelli 730 presentati entro il 30 settembre. Per il modello Redditi PF, i termini si spostano di un mese in più.
È importante ricordare che solo dopo 90 giorni dalla scadenza la dichiarazione è considerata omessa; prima di tale termine, invece, si parla di dichiarazione tardiva. Grazie a queste procedure, l’Agenzia delle Entrate mira a garantire maggiore trasparenza e correttezza nelle dichiarazioni dei redditi, evitando rimborsi indebiti e assicurando un equo gettito fiscale.





