Per settore per settore, di quanto aumenteranno le buste paga per tutti questi lavoratori: c’è l’annuncio sugli stipendi.

Gli stipendi in Italia registrano un incremento ufficiale, certificato dall’ISTAT, che nel secondo trimestre del 2025 ha visto il rinnovo di ben 10 contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL), con un aumento medio della retribuzione oraria del 3,5%. Questo dato rappresenta un passo avanti significativo, anche se molti lavoratori attendono ancora l’accordo per il rinnovo contrattuale.

Incrementi salariali: i dati ISTAT e il contesto attuale

L’ultimo report ISTAT evidenzia un’accelerazione nelle trattative per il rinnovo contrattuale, con un tempo medio ridotto da due anni e tre mesi a poco più di due anni per completare l’iter. Nonostante ciò, 5,7 milioni di dipendenti risultano ancora in attesa di un’intesa definitiva, in particolare nel settore pubblico e in alcune aree del privato. Sul fronte degli aumenti, la retribuzione oraria nel primo semestre 2025 è cresciuta mediamente del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Tuttavia, considerando l’inflazione e la perdita del potere d’acquisto accumulata negli ultimi anni, le retribuzioni contrattuali in termini reali risultano ancora inferiori del 9% rispetto al 2021. L’ISTAT sottolinea comunque un andamento tendenziale robusto, con l’indice delle retribuzioni in crescita dello 0,5% rispetto a maggio 2025 e del 2,7% rispetto a giugno 2024. L’analisi per comparti mostra incrementi salariali differenziati:

  • Industria: +2,3%
  • Servizi privati: +2,7%
  • Pubblica amministrazione: +2,9%

Le maggiori crescite tendenziali si registrano invece nei ministeri (+6,9%), nelle Forze armate e Difesa (+6,7%) e nelle Forze dell’ordine (+5,8%). Al contrario, i dipendenti di farmacie private e telecomunicazioni non hanno visto alcun aumento nel periodo considerato. Approfondendo il confronto tra i principali settori economici, l’ISTAT documenta le variazioni della retribuzione oraria media tra giugno 2024 e giugno 2025 nel settore privato, complessivamente aumentata del 2,6%. I settori con i maggiori incrementi sono:

  • Agricoltura: +5,7%
  • Estrazione minerali: +5,2%
  • Energia e petrolio: +5,2%
  • Energia elettrica: +6,7%
  • Credito e assicurazioni: +5,1%
  • Edilizia: +4,7%
  • Tessile, abbigliamento e lavorazione pelli: +4,8%
  • Alimentari: +4,2%
  • Pubblici esercizi e alberghi: +4,4%

Al contrario, settori come farmacie private e telecomunicazioni registrano un incremento pari a zero, mentre altri comparti mostrano aumenti più contenuti, come chimiche (+1%), metalmeccanico (+1,3%) e commercio (+1,8%). Nel settore pubblico, l’aumento generale si attesta al 2,9%, con punte significative nei ministeri (+6,9%), militari e Difesa (+6,7%) e Forze dell’ordine (+5,8%). Altri comparti mostrano variazioni più modeste:

  • Regioni e autonomie locali: +0,6%
  • Servizio sanitario nazionale (SSN): +0,5%
  • Scuola: +2,8%
  • Vigili del fuoco: +2,6%

L’indice complessivo delle retribuzioni, che include sia settore pubblico che privato, registra un aumento del 2,7%. In questi giorni si è conclusa all’ARAN l’ipotesi di rinnovo del CCNL per l’Area delle funzioni centrali per il triennio 2022-2024, con un aumento medio di 558 euro lordi mensili su 13 mensilità, che si traduce in quasi 10.000 euro di arretrati per i dipendenti interessati. Questo rinnovo rappresenta un segnale importante per il settore pubblico, anche se una parte rilevante dei dipendenti resta in attesa di definire nuovi accordi.

Nonostante i progressi, le tempistiche per il rinnovo rimangono ancora troppo dilatate rispetto alle esigenze dei lavoratori, e gli aumenti salariali non riescono ancora a colmare la perdita di potere d’acquisto accumulata negli anni segnati dall’inflazione elevata. Tuttavia, la tendenza generale mostra segnali di miglioramento e una ripresa delle trattative che lascia intravedere ulteriori sviluppi positivi nel corso del 2025.