In molti si domandano quanto possa valere un TFR dopo un anno di lavoro. Ecco come funziona, nello specifico e a quanto ammonterebbe. 

Si chiama Trattamento di Fine Rapporto, meglio noto come TFR, ed è uno di quegli strumenti che tutti hanno sentito nominare ma pochi conoscono davvero fino in fondo.

È un vero e proprio salvagente economico per i lavoratori dipendenti ed è pensato in modo tale che lo si maturi mese per mese, grazie al proprio lavoro. È quella cifra che, terminato un contratto, ci ritroviamo a ricevere come  bonus per il termine del rapporto lavorativo.

Ha davvero tantissimi scopi ed è utile per ripartire e cercare un nuovo lavoro con calma, senza sentire troppa pressione economica. Non è raro, ad esempio, che venga richiesto anche prima del termine del rapporto lavorativo per coprire spese impreviste, aiutare i figli negli studi o, in alcuni casi, finanziare un sogno rimandato per anni.

Il TFR, infatti, non si riscuote solo a fine carriera: può spettare anche dopo soli dodici mesi di lavoro. Il dubbio che permane, però, è sempre lo stesso: quanto vale il TFR dopo un anno di lavoro?

TFR: ecco quanto vale davvero dopo dodici mesi di lavoro

Nel linguaggio comune si tende a confondere TFR, liquidazione e buonuscita, ma in realtà esistono differenze sostanziali che è utile chiarire. Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una somma accantonata mensilmente dal datore di lavoro e spettante al dipendente al termine del rapporto di lavoro. Si tratta di una somma integrante dello stipendio, messa da parte per essere restituita in un secondo momento.

TFR, quanto ti spetta dopo 12 mesi
TFR, quanto ti spetta dopo 12 mesi-diritto-lavoro.com

La formula base per il calcolo del TFR è semplice: si prende la retribuzione annua lorda e la si divide per 13,5. In questo modo si ottiene il TFR maturato per quell’anno. È utile ricordare, però, che nella retribuzione utile vanno inseriti tutti gli elementi continuativi, come tredicesima, straordinari, indennità, mentre si escludono i rimborsi e i bonus una tantum.

Facciamo un esempio concreto. Immaginiamo un lavoratore con una retribuzione annua lorda di 27.000 euro. Dividendo per 13,5 otteniamo 2.000 euro: questo è l’importo del TFR accantonato per un anno. Ogni anno, questa cifra verrà rivalutata secondo due parametri: una quota fissa dell’1,5% e una parte variabile legata al 75% dell’inflazione annua rilevata dall’ISTAT. Se quest’ultima, ad esempio dovesse essere dell’1%, allora si deve calcolare il 75% di 1, ottenendo 0,75%.

In definitiva, il TFR è un pilastro del sistema retributivo italiano, ma non tutti sanno come utilizzarlo al meglio. È utile essere consapevoli del fatto che, dopo dodici mesi di lavoro, il diritto a questa somma è già maturato.