Il 2026 potrebbe rappresentare l’anno della svolta per diversi pensionati, in particolare se nati nel 1964. Ecco cosa devi sapere

In Italia, il tema pensioni è uno dei più dibattuti. È il traguardo agognato da milioni di lavoratori che, dopo una vita fatta di sveglie all’alba, turni, sacrifici silenziosi e ferie centellinate, attendono finalmente il momento in cui potranno riappropriarsi a pieno del loro tempo. Si tratta di poter organizzare liberamente le proprie giornate e goderne a pieno.

C’è chi conta i mesi sul calendario, chi consulta ogni giorno le novità dell’INPS, chi fa i conti con gli anni mancanti e chi ancora non ha ben chiaro se e quando ci andrà davvero. Perché in Italia la pensione è un tema tanto personale quanto collettivo, che accende confronti generazionali e opinioni contrastanti.

Ma una svolta importante si profila all’orizzonte. Dal 2026, infatti, qualcosa cambierà radicalmente: con soli 25 anni di contributi, anche chi è nato nel 1964 potrà finalmente andare in pensione. Si tratta di un cambiamento importante ed è davvero cruciale rimanere informati in merito, per poter beneficiare di questa importante novità.

Bastano 25 anni di contributi per andare in pensione: ecco cosa cambia davvero nel 2026

Il 2026 promette di portare una novità che potrebbe cambiare radicalmente il panorama previdenziale. Da sempre, il concetto di pensione anticipata ha sollevato più interrogativi che certezze. Eppure, oggi qualcosa sembra muoversi in direzione di una maggiore accessibilità.

pensioni, nuova svolta per il 2026
pensioni, nuova svolta per il 2026-diritto-lavoro.com

Dal prossimo anno, infatti, non saranno più sufficienti i canonici 20 anni di contributi per accedere alla pensione anticipata contributiva: ne serviranno almeno 25. Una modifica che, in apparenza, potrebbe sembrare restrittiva, ma che nasconde un’opportunità inaspettata, soprattutto per molte lavoratrici.

Chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995 e ha almeno 64 anni, potrà accedere alla pensione se l’importo maturato è pari almeno a tre volte l’assegno sociale. Ma il vero cambiamento riguarda chi ha avuto figli: le soglie si abbassano, e l’età si riduce.

Le donne con quattro figli, ad esempio, potranno lasciare il lavoro a 62 anni e 8 mesi, grazie a uno sconto anagrafico di 4 mesi per ogni figlio. E per chi ha versato anche nella previdenza integrativa, l’importo della pensione potrà essere integrato, permettendo così di raggiungere le soglie previste.

Ad esempio, una donna nata nel 1964, con una carriera lavorativa iniziata nel 1997 e che abbia avuto figli, versato contributi e previdenza integrativa, oggi rientra in pieno in questo nuovo scenario. Il requisito dei 25 anni di versamenti all’INPS diventa quindi la chiave d’accesso, una soglia che può aprire le porte del pensionamento anticipato nel 2026.