Anche chi lavora con prestazioni occasionali può ottenere rimborsi spese, a patto che siano documentati e legati all’attività svolta.

Quando si parla di rimborsi spese, spesso si pensa solo ai lavoratori dipendenti o ai liberi professionisti con partita IVA. In realtà, anche chi presta attività in modo saltuario e non abituale, cioè chi lavora con contratto di lavoro autonomo occasionale, può averne diritto.

Il rimborso di alcune spese sostenute durante la prestazione, seppur occasionale, è un diritto. Non si tratta di una concessione straordinaria, ma di una possibilità prevista, purché si rispettino alcuni criteri precisi.

Ecco come avere rimborsi se si lavora occasionalmente

Il lavoro autonomo occasionale è, di fatto, una collaborazione saltuaria, svolta senza vincolo di subordinazione e senza continuità. In sostanza, è il classico lavoretto extra: un incarico sporadico che può durare pochi giorni o anche solo qualche ora, con un compenso che non supera i 5.000 euro annui per singolo committente. Non richiede l’apertura di una partita IVA e si regola con una semplice ricevuta, su cui si applica, se dovuta, la ritenuta d’acconto.

Però, anche in questo tipo di rapporto, è possibile che il collaboratore debba anticipare delle spese per portare a termine l’attività richiesta. E qui entra in gioco il tema dei rimborsi. Infatti, le spese sostenute devono essere direttamente connesse alla prestazione svolta e devono essere documentate in modo chiaro.

Come ottenre rimborsi
Così ottieni rimborsi spesa anche se sei un lavoratore atempo o occasionale (diritto-lavoro.com)

Non basta dire “ho preso il treno” o “ho comprato del materiale”: servono scontrini, ricevute fiscali, fatture intestate. Solo così il committente potrà legalmente rimborsare quanto anticipato.

Tra le voci più comuni ci sono le spese di trasporto, che possono includere biglietti del treno, benzina o anche pedaggi autostradali, se si dimostra che il viaggio era necessario per svolgere l’incarico. Poi c’è il materiale utilizzato per la prestazione: che si tratti di cancelleria, strumenti tecnici o supporti informatici, tutto può rientrare, purché venga utilizzato esclusivamente per quel lavoro specifico. In certi casi può essere previsto anche il rimborso per il noleggio di attrezzature oppure la partecipazione a corsi formativi mirati, se il committente li ritiene funzionali all’attività da svolgere.

Senza ombra di dubbio, la parola chiave in questi casi è tracciabilità. Ogni euro speso deve essere giustificato. Se manca il documento fiscale o la spesa appare non coerente con l’attività, il rimborso può essere negato. Inoltre, è bene chiarire fin dall’inizio, possibilmente per iscritto, quali spese saranno considerate rimborsabili e con quali limiti. Questo evita malintesi e garantisce trasparenza tra le parti.

Insomma, anche nel lavoro autonomo occasionale vale la regola del “prima si chiarisce, meglio è”. I rimborsi spese sono ammessi, eccome, ma vanno gestiti con attenzione. Perché, alla fine, non è solo una questione di burocrazia: è anche una forma di rispetto per chi lavora, anche se solo per poche ore.