Se un inquilino è rumoroso, si possono prendere seri provvedimenti in merito. Ecco che cosa dice la legge, in dettaglio

C’è un momento della giornata in cui i ritmi rallentano e il rientro a casa si fa sempre più vicino. Per molti, oggi più che mai, questa pace ha un nome preciso: casa. Non più solo un luogo fisico, ma un rifugio dell’anima, uno spazio tutto nostro dove poterci riconnettere davvero, dopo giornate scandite da ritmi frenetici, code, scadenze, commissioni che sembrano non finire mai.

La casa è, ormai, diventata una sorta di tempio privato. C’è chi si rifugia nel silenzio di un libro, chi si rigenera con una tisana fumante, chi si concede una doccia bollente o una sessione di yoga in salotto. Ma che succede quando questo spazio, così intimo e sacro, viene violato? Non da ladri o catastrofi, ma da qualcosa di più banale eppure altrettanto invasivo: il rumore. Quello martellante, continuo, insopportabile, prodotto magari da un vicino che sembra vivere dentro una sala prove o in una discoteca.

Se la quiete domestica è un diritto, il chiasso molesto può trasformarsi in un vero incubo. E oggi, la buona notizia è che non solo si ha diritto al risarcimento, ma l’inquilino molesto potrà anche essere mandato via.

Inquilini molesti in condominio: non solo hai diritto al risarcimento, ma puoi anche cacciarli

Possedere una casa da affittare è, per molti, sinonimo di rendita sicura. Una voce rassicurante nel bilancio familiare, una forma di investimento concreta. Ma la realtà, lo sappiamo, è spesso meno lineare delle nostre aspettative. E chi ha mai avuto a che fare con un inquilino problematico, sa bene quanto un affitto possa trasformarsi da opportunità, in una vera gatta da pelare.

Condominio, inquilino rumoroso: puoi anche farlo mandare via
Condominio, inquilino rumoroso: puoi anche farlo mandare via-diritto-lavoro.com

Il problema non è sempre relativo ai soldi. A volte, può trattarsi di qualcosa di davvero fastidioso: il comportamento del conduttore e del suo nucleo familiare nei confronti del vicinato. Schiamazzi, urla notturne, uso improprio delle parti comuni, episodi di aggressività, fino a vere e proprie invasioni della privacy. È questo lo scenario che si è presentato al Tribunale di Bergamo, dove un caso concreto ha dato forma a un principio destinato illuminare la strada in futuro: l’inquilino molesto può essere sfrattato.

La sentenza n. 812/2025 ha riconosciuto ai proprietari il diritto alla risoluzione del contratto d’affitto per grave inadempimento. Le testimonianze raccolte hanno dipinto una situazione insostenibile: caldaie manomesse, contatori alterati, cassette postali distrutte, lesione della privacy degli altri condomini, fino all’occupazione abusiva delle aree comuni. Un’escalation che ha spinto persino alcuni vicini ad abbandonare l’edificio pur di ritrovare la propria serenità emotiva.

Il giudice non ha avuto dubbi: questo comportamento, reiterato e lesivo, violava non solo le regole di buona convivenza, ma anche l’art. 1587 del Codice Civile. Proprio quest’ultimo impone all’inquilino l’obbligo di usare l’immobile con la diligenza del buon padre di famiglia, rispettando con rigore il contratto. Una definizione antica, ma ancora sorprendentemente attuale.

Per di più, non serve aver commesso un numero spropositato di soprusi. Basta anche un solo episodio particolarmente grave, come aveva già chiarito la Cassazione nel 2020, per configurare una causa valida di risoluzione del contratto, ai sensi dell’art. 1453 del Codice Civile.

E se il contratto d’affitto non lo prevede? Nessun problema: è la legge stessa a offrire al proprietario gli strumenti per difendersi. Una lezione quanto mai chiara, che fa luce su un tema spesso sottovalutato. La casa, infatti, non è solo un tetto: è uno spazio che va vissuto nel rispetto di tutti.