Le modalità di accesso più semplici e la natura dell’incentivo dovrebbero favorire una maggiore diffusione e consapevolezza.
È ufficiale l’introduzione di un nuovo bonus per le mamme lavoratrici, che prevede un incremento fino a 480 euro in più direttamente in busta paga.
Questa misura, inserita nel recente decreto legge Economia, rappresenta una significativa novità per le donne con almeno due figli a carico, in particolare per coloro che hanno un contratto a tempo determinato o sono lavoratrici autonome.
Bonus mamme lavoratrici: le novità introdotte dal Governo
Nella seduta del Consiglio dei Ministri presieduta da Giorgia Meloni, si è deciso di potenziare le risorse destinate al bonus mamme lavoratrici. Rispetto a quanto previsto nella legge di bilancio, che stanziava 300 milioni di euro, sono stati aggiunti ulteriori 180 milioni, portando il totale a 480 milioni.
Questa somma finanzia un nuovo bonus, differente rispetto alla precedente formula basata sulla decontribuzione. In particolare, il bonus da 480 euro non sarà più un’agevolazione contributiva, ma un vero e proprio aumento diretto in busta paga, erogato in un’unica soluzione nel mese di dicembre.
Il cambiamento riguarda soprattutto le lavoratrici con contratto a tempo determinato e le autonome, categorie finora escluse o penalizzate dal meccanismo originario. Per queste lavoratrici è previsto un incremento di 40 euro mensili, che si traduce appunto in un totale di 480 euro annui.
Requisiti e modalità di accesso al bonus
Il nuovo bonus mamme lavoratrici prevede alcune condizioni precise. Innanzitutto, il reddito familiare non deve superare la soglia di 40.000 euro di Isee.

La domanda non va più presentata al datore di lavoro, come avveniva per il precedente bonus basato sulla decontribuzione, ma direttamente all’INPS tramite i canali telematici ufficiali dell’Istituto, utilizzando credenziali digitali come SPID, Carta d’Identità Elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS).
Resta confermata l’esclusione delle lavoratrici con contratto domestico, come colf e badanti. Per le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato il vecchio sistema della decontribuzione fino a 3.000 euro annui rimane invece in vigore.
Differenze tra bonus e decontribuzione e motivazioni della modifica
La distinzione principale tra il nuovo bonus e la precedente decontribuzione risiede nella natura dell’agevolazione. La decontribuzione consisteva in un’esenzione dal versamento dei contributi pensionistici, cioè una riduzione dei contributi previdenziali dovuti, che comportava una riduzione dell’importo finale della pensione.
Questo sistema, pur aumentando temporaneamente la liquidità in busta paga, poteva rappresentare uno svantaggio per le lavoratrici con carriere lavorative discontinue, come le autonome e le precarie. Per queste categorie, infatti, la riduzione dei contributi avrebbe potuto tradursi in una penalizzazione previdenziale significativa.
Il Governo ha pertanto scelto di adottare un bonus di tipo diverso, che non impatta sui contributi versati e che garantisce un sostegno economico immediato senza compromettere la futura pensione delle beneficiarie.
Il nuovo bonus rappresenta una risposta mirata alle esigenze di un segmento di lavoratrici storicamente più vulnerabile e si inserisce in un più ampio quadro di interventi di welfare dedicati alle famiglie con figli.