I giudici hanno ribadito un orientamento già espresso in precedenti sentenze di rilievo, come le SS.UU. 32198/2021 e 18287/2018.

La Corte di Cassazione si è nuovamente pronunciata sul tema delicato dell’assegno di mantenimento nel caso in cui l’ex coniuge inizi una convivenza more uxorio con un nuovo partner.

La recente ordinanza n. 14358/2025 della Prima Sezione Civile ha stabilito che la nascita di una nuova relazione stabile non comporta automaticamente la cessazione del diritto al mantenimento, riaffermando un principio ormai consolidato in giurisprudenza.

Assegno di mantenimento e convivenza: la posizione della Cassazione

L’assegno di mantenimento, disciplinato dall’articolo 156 del codice civile, ha la funzione di garantire un sostegno economico al coniuge più debole, privo di redditi propri, dopo la separazione. La questione centrale affrontata dalla Cassazione riguarda proprio l’impatto che una nuova convivenza more uxorio può avere su questo diritto.

Nel caso specifico, l’ex marito aveva chiesto la revoca dell’assegno riconosciuto all’ex moglie, sostenendo che la sua convivenza stabile con un altro soggetto dovesse far venir meno il diritto alla somma mensile. Il tribunale di secondo grado aveva accolto tale richiesta, ma la donna ha presentato ricorso alla Suprema Corte, sostenendo che la semplice convivenza non fosse sufficiente a giustificare la cessazione automatica dell’assegno.

La Cassazione ha accolto il ricorso, precisando che la nuova relazione, sebbene stabile, non determina automaticamente la perdita del diritto all’assegno. Questo perché l’assegno ha una duplice funzione: da un lato assistenziale, dall’altro compensativa o equilibratrice. Mentre la funzione assistenziale può venir meno con la nuova convivenza, quella compensativa resta intatta.

Funzione compensativa dell’assegno e contributo alla famiglia

L’aspetto più rilevante sottolineato dai giudici riguarda proprio la funzione compensativa dell’assegno, che mira a riconoscere il contributo economico e non economico dato dal coniuge più debole durante la vita matrimoniale, spesso sacrificando opportunità lavorative per la famiglia.

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Cosa succede se si convive con altre persone – diritto-lavoro.com

La creazione di un nuovo legame affettivo non cancella il diritto a questa compensazione, soprattutto se il beneficiario non è in grado di mantenersi autonomamente.

La Cassazione ha quindi chiarito che, in presenza di una nuova convivenza, il beneficiario mantiene il diritto all’assegno a condizione che dimostri in giudizio il proprio apporto alla comunione familiare e la rinuncia a occasioni lavorative in favore della famiglia, nonché l’impossibilità oggettiva di raggiungere una piena autosufficienza economica.

La valutazione caso per caso: quando si può revocare l’assegno

Non si tratta dunque di un meccanismo automatico, ma di una valutazione attenta e personalizzata della situazione concreta. In particolare, la revoca dell’assegno può essere disposta solo se emerge una nuova autosufficienza economica del beneficiario, con un tenore di vita almeno equiparabile a quello goduto durante il matrimonio o comunque adeguato al proprio sostentamento senza il supporto dell’ex coniuge.

Questo principio tutela il coniuge che, pur avendo iniziato una nuova relazione sentimentale, si trovi ancora in una condizione di svantaggio economico derivante dalla precedente unione matrimoniale, evitando che venga privato del sostegno compensativo cui ha diritto per i sacrifici fatti durante il matrimonio.