Questi strumenti rappresentano quindi un importante presidio per tutelare i diritti dei contribuenti.
La gestione dei debiti con il Fisco rappresenta un aspetto centrale per molti contribuenti italiani, soprattutto alla luce delle normative che regolano la notifica e la riscossione delle cartelle esattoriali.
È fondamentale conoscere i termini di decadenza e prescrizione delle cartelle per evitare pagamenti indebiti o azioni esecutive illegittime da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Decadenza delle cartelle esattoriali: quando la cartella non è più valida
Il sistema di riscossione prevede che, dopo la formazione del ruolo da parte dell’ente creditore – un elenco contenente nominativi, tipologia e importi dei debiti – l’Agenzia delle Entrate-Riscossione notifichi al contribuente la cartella di pagamento. Tale cartella ha una duplice funzione: da un lato intimare il pagamento entro 60 giorni dalla notifica; dall’altro avvertire che in mancanza di pagamento l’ente può procedere con l’esecuzione forzata sui beni del debitore.
Un elemento cruciale è il rispetto dei termini per la notifica. Se la cartella non viene notificata entro i termini previsti dalla legge, si configura la decadenza, e quindi la cartella diventa inefficace e non più esigibile. I termini variano a seconda della natura del tributo:
- Per imposte erariali come IRPEF, IVA e altre imposte: la cartella deve essere notificata entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione o liquidazione d’ufficio;
- Per tributi locali quali IMU, TARI e simili: il termine è di 5 anni dalla violazione, come previsto dall’art. 1, comma 161, della legge 296/2006;

- Per il bollo auto: la notifica deve avvenire entro 3 anni dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui la tassa era dovuta;
- Per le multe stradali: il termine è di 2 anni dalla trasmissione del ruolo.
Prescrizione del debito e azioni esecutive
Oltre alla decadenza, un altro termine da considerare è la prescrizione, che determina l’estinzione del diritto di riscuotere un credito qualora l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non abbia intrapreso azioni per il recupero entro un certo periodo. Anche in questo caso, i termini differiscono in base alla natura del tributo:
- 3 anni per il bollo auto;
- 5 anni per tributi locali come IMU e TARI;
- 10 anni per imposte statali quali IRPEF, IRES, IVA e altri tributi simili.
Un ulteriore limite temporale riguarda l’avvio dell’azione esecutiva: dalla notifica della cartella, deve trascorrere meno di un anno affinché l’ente possa iniziare il pignoramento. Se l’espropriazione non viene avviata entro un anno, l’ente è obbligato a notificare una nuova intimazione di pagamento, concedendo altri 5 giorni per adempiere. Solo dopo quel termine potrà procedere con il pignoramento.
Diritti e possibilità per il contribuente
Il contribuente che riceve una cartella esattoriale ha a disposizione 60 giorni per presentare opposizione dall’avvenuta notifica, trascorsi i quali la cartella diventa definitiva. Nel caso in cui siano trascorsi più di 12 mesi dalla notifica senza che sia stata iniziata l’esecuzione, il contribuente non può subire pignoramenti senza che gli venga notificata la nuova intimazione di pagamento.
Inoltre, è prevista la possibilità di richiedere una rateizzazione del debito, utile per chi non riesce a saldare l’intera somma in un’unica soluzione. Le rate devono essere di importo non inferiore a 50 euro e la richiesta di dilazione sospende ogni azione esecutiva o cautelare.