Il contrasto al lavoro nero torna al centro dell’agenda politica. Il Governo italiano ha deciso su diversi provvedimenti. I dettagli
I dati più recenti, forniti dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), mostrano un aumento sensibile dell’attività di vigilanza nei primi tre mesi del 2025: i controlli sono cresciuti del 17% rispetto allo stesso periodo del 2024, e il numero di violazioni riscontrate è aumentato di circa il 20%. Una strategia che sta già producendo effetti concreti, seppur con alcune criticità da monitorare.
In molte delle situazioni esaminate, sono emersi casi di impiego totalmente in nero o con contratti fasulli (come finte collaborazioni autonome). In altri, si è trattato di violazioni minori ma comunque significative, come la mancata comunicazione di assunzione o l’evasione parziale dei contributi previdenziali.
I provvedimenti contro il lavoro nero
Secondo il Ministero del Lavoro, questo potenziamento non è casuale ma parte di un piano più ampio che prevede azioni coordinate su più fronti. Al centro c’è l’impiego di strumenti tecnologici per migliorare l’efficacia dei controlli: grazie all’integrazione tra diverse banche dati (INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate), gli ispettori riescono ora a individuare con maggiore precisione le situazioni sospette da approfondire.

In parallelo, si punta anche sulla prevenzione. Il Governo ha annunciato la creazione di tavoli tecnici con le organizzazioni sindacali per elaborare strategie condivise che aiutino le imprese a evitare irregolarità, attraverso attività formative e campagne informative dedicate. L’obiettivo è disincentivare il lavoro nero non solo con le sanzioni, ma anche promuovendo una cultura del lavoro regolare.
Non tutti i settori sono ugualmente esposti al rischio di impiego irregolare. Gli ispettori hanno concentrato i controlli soprattutto in ambiti come l’edilizia, l’agricoltura, la ristorazione, i servizi di pulizia e l’assistenza domestica: comparti nei quali il lavoro non dichiarato è purtroppo ancora diffuso.
Per chi viene sorpreso a impiegare personale irregolare, il rischio è concreto. Le sanzioni per ogni lavoratore in nero possono superare diverse migliaia di euro. In presenza di aggravanti, come la recidiva o l’utilizzo di minori, le multe possono aumentare dal 20% al 30%.
Tuttavia, il sistema prevede anche meccanismi che incentivano il ravvedimento. Le aziende che decidono di regolarizzare volontariamente i lavoratori prima dell’intervento ispettivo possono beneficiare di sconti sulle sanzioni, a patto che vengano versati gli arretrati e rispettati tutti gli obblighi contributivi.
Il rafforzamento dei controlli, però, non si limita all’inasprimento delle multe. Secondo la ministra del Lavoro Marina Calderone, l’approccio deve essere bilanciato: “Puntiamo a un sistema che premi le imprese corrette e accompagni quelle in difficoltà verso la regolarità”. Non a caso, il Ministero sta valutando anche l’introduzione di incentivi per chi assume regolarmente lavoratori precedentemente in nero.
Inoltre, per evitare che il fenomeno si trasformi in forme più subdole, come false partite IVA o contratti flessibili usati in modo improprio, il Governo intende intensificare l’uso di algoritmi e intelligenza artificiale per monitorare i flussi occupazionali e individuare anomalie.