Chi è rimasto fuori dal guadagno legato alle pensioni rischia concretamente di restare un mese senza soldi: i dettagli.
Il tema delle pensioni tiene sempre banco in Italia, soprattutto dal punto di vista della regolamentazione. Non essere ben informati su quali sono le regole per andare in pensione, in effetti, può comportare non pochi svantaggi ai pensionati stessi o papabili tali.
Sono molti, in Italia, i lavoratori che per qualche giorno di ritardo dovranno restare a darsi da fare qualche mese in più, non potendo in questo modo usufruire dei vantaggi che il periodo pensionistico concede ai prossimi ex contribuenti.
In poche parole, non possono usufruire della Quota 97,6. Ma cos’è questa quota e come funziona? Si tratta di un metodo alternativo per andare in pensione, che ha delle scadenze ben precise.
Pensioni, ecco chi rimane fuori: i dettagli
La Quota 97,6 è riservata solamente a coloro che hanno svolto lavori faticosi e pesanti, quindi impiegati di mansioni usuranti o che hanno svolto turni notturni. Prima di effettuare la domanda pensionistica, è necessario chiedere all’INPS il riconoscimento dei requisiti. Non tutte le persone che hanno diritto alla pensione hanno la facoltà di accedere a questa quota. E infatti, tramite la stessa quota è possibile smettere di lavorare a 61 anni e 7 mesi, maturando almeno 35 anni di contributi, e la somma tra età e contributi deve restituire il valore della quota (97,6). La domanda di riconoscimento va eseguita entro il termine previsto, che è stato l’1 maggio 2025.

Chi non ha fatto in tempo, dovrà aspettare almeno un mese in più per attendere i soldi della pensione (non potendo dunque lasciare subito il lavoro). La domanda può ancora essere inviata, chi ne ha la necessità quindi è meglio che faccia in fretta senza attende ulteriore tempo. Questa quota non vale soltanto per specifici lavori, ma anche per coloro che hanno svolto turni notturni per 77 notti l’anno.
Tornando alla scadenza, secondo quanto stabilito dall’Inps le richieste inviate tra il 2 maggio e l’1 giugno si traducono in un posticipo dell’assegno di un mese. Qualora la domanda arrivi tra il 2 giugno e il 31 luglio, il ritardo lievita fino a due mesi, Se la richiesta avviene dall’1 agosto in poi, sono tre i mesi di assenza di guadagno pensionistico. In poche parole, soltanto dopo l’accoglimento della richiesta da parte dell’Inps sarà possibile inviare la domanda vera e propria per diventare pensionati a tutti gli effetti.