La fattura cointestata è necessaria per accedere a benefici fiscali. È cruciale per detrazioni, in particolare per le spese di famiglia
Nel contesto delle normative fiscali italiane, le detrazioni e le agevolazioni rappresentano un importante strumento per alleviare il carico fiscale dei cittadini. Nel 2025, l’attenzione si concentra su un aspetto particolare del sistema di fatturazione: la fattura cointestata.
Questa tipologia di documento fiscale assume un ruolo cruciale in diverse situazioni, in particolare quando più soggetti partecipano a una spesa comune. È fondamentale comprendere in quali casi l’emissione di una fattura cointestata diventa indispensabile per accedere a benefici fiscali e come gestire correttamente queste operazioni.
Una fattura si considera “cointestata” quando è emessa per una prestazione fornita a più persone fisiche. Questo tipo di documento è particolarmente utile in situazioni in cui il pagamento viene effettuato in modo congiunto, come nel caso dell’acquisto di un bene da parte di più acquirenti o di prestazioni professionali richieste da più clienti. Un esempio tipico può essere rappresentato da un acquisto immobiliare condiviso o da spese legali affrontate da più soggetti in situazioni di comune interesse, come per pratiche ereditarie.
L’uso della fattura cointestata è frequente anche in contesti notarili o legali. Quando la consulenza è richiesta da più persone, è essenziale che la fattura riporti i nomi e le informazioni di tutti i cointestatari. Questo non solo facilita la ripartizione delle spese, ma è anche indispensabile per accedere a eventuali detrazioni fiscali.
Detrazioni e agevolazioni: quando è necessaria la fattura cointestata?
Generalmente, il diritto alla detrazione fiscale spetta esclusivamente a chi è indicato come intestatario della fattura. Tuttavia, esistono delle eccezioni significative. Un caso emblematico è quello delle agevolazioni fiscali previste dalla Legge 104, che riguardano persone con disabilità. Per poter usufruire dell’aliquota IVA agevolata al 4%, è fondamentale che sia chiaro chi ha beneficiato della prestazione, anche se non è stato lui a effettuare il pagamento.

L’Agenzia delle Entrate chiarisce che i vantaggi fiscali spettano al soggetto portatore di handicap oppure al familiare convivente che lo ha fiscalmente a carico. Per essere considerato a carico, un soggetto non deve superare specifici limiti di reddito, che nel 2025 sono:
- 4.000 euro annui per figli fino a 24 anni;
- 2.840,51 euro per gli altri familiari.
È importante notare che non si considerano ai fini del calcolo i redditi esenti, come le pensioni sociali e le indennità di accompagnamento.
A seconda della situazione anagrafica e fiscale, si possono delineare diversi scenari per l’utilizzo della fattura cointestata. Se la fattura è intestata a un familiare, è necessario che sia specificato che la prestazione è stata resa a favore del disabile, con l’inserimento del suo codice fiscale. Se entrambi i genitori contribuiscono alla spesa, la fattura deve indicare le rispettive quote di partecipazione per poter beneficiare della detrazione in proporzione.
Se il disabile non è a carico, la detrazione spetta solo a lui e la fattura deve essere intestata a lui. Tuttavia, le spese deducibili, come quelle sanitarie, possono essere detratte anche se il disabile non è a carico, a condizione che la spesa sia stata sostenuta da chi ne richiede la deduzione.
Un altro ambito complesso riguarda le detrazioni legate agli interventi edilizi. Quando un immobile è in comproprietà, ad esempio tra coniugi, e si effettuano lavori di ristrutturazione, sorgono interrogativi su come emettere correttamente le fatture. La Circolare 28/E del 2022 dell’Agenzia delle Entrate fornisce chiarimenti al riguardo: la detrazione, ai sensi dell’art. 16 bis del T.U.I.R., spetta a ciascun comproprietario in base alla quota di spesa effettivamente sostenuta, indipendentemente da chi risulti intestatario della fattura.