Se la tua azienda ti propone questo in merito al tuo TFR rifiutalo subito: rischi davvero di perdere tutto.
Il Trattamento di Fine Rapporto, meglio noto come TFR rappresenta una delle voci più importanti del pacchetto retributivo di un lavoratore dipendente. Si tratta di una somma che viene accantonata mese dopo mese dal datore di lavoro ed è destinata ad essere liquidata alla cessazione del rapporto di lavoro.
Eppure capita spesso che lavoratori e imprese si pongano una domanda tutt’altro che banale: è possibile ricevere il trattamento direttamente in busta paga, mese dopo mese? Se il tuo datore di lavoro di propone questa soluzione puoi fidarti? Meglio chiarire subito.
TFR pagato mensilmente: si o no?
A far chiarezza una volta per tutte su questa prassi, ci ha pensato l’Ispettorato del Lavoro che è stata molto chiara: non si può pagare il TFR mensilmente al lavoratore. L’INL ha sottolineato che l’erogazione del TFR su base mensile, anche in presenza di un accordi tra le parti, viola la natura stessa di questo istituto.
Il TFR infatti è una forma di retribuzione differita, pensata per offrire al lavoratore una tutela economica nel momento in cui termina il rapporto di lavoro. Un “paracaudte”, insomma, utile nei momenti “di magra” occupazionale.

Se venisse corrisposto ogni mese il TFR perderebbe la sua funzione oroginale diventando a tutti gli effetti una retribuzione corrente. Questo comporterebbe una serie di implicazioni da non sottovalutare. Ecco quali.
TFR in busta paga: cosa può succedere
Integrare il TFR nella retribuzione ordinaria significa aumentare l’imponibile previdenziale. Il datore di lavoro dovrebbe versare i contributi INPS anche sulla quota del TFR erogata mensilmente. E non è tutto. Mentre il TFR quando corrisposto a fine rapporto, gode di una tassazione agevolata, se versato a fine mese finirebbe per essere tassato come un normale stipendio, con conseguente incremento dell’IRPEF a carico del lavoratore.
Si verificherebbe anche uno squilibrio contrattuale. Modificare arbitrariamente la struttura del TFR può comportare problemi con la contrattazione collettiva e possibili sanzioni in caso di controlli.
A tutto questo c’è però un’unica eccezione. La legge consente al lavoratore di chiedere un’anticipazione del TFR ma solo in presenza di alcune condizioni precise. Per esempio per spese sanitarie gravi e documentate, acquisto o ristrutturazione della prima casa o spese straordinarie legate a eventi significativi della vita familiare.
Attenzione però: l’importo corrisposto in questo caso non può superare il 70% del TFR maturato fino a quel momento e la richiesta può essere effettuata una sola volta nel corso di tutto il rapporto di lavoro.





