Il Tribunale dell’Unione europea ha annullato la decisione con cui la Commissione aveva inflitto a Google un’ammenda di quasi 1,5 miliardi di euro. Tuttavia ha confermato la maggior parte delle conclusioni dell’esecutivo di Ursula von der Leyen contro Google/Alphabet per l’abuso di posizione dominante con Google AdSense for Search.
Al tempo stesso, come scrive Agi.it, il Tribunale ritiene che la Commissione non abbia dimostrato che le clausole in questione fossero idonee a dissuadere gli editori dall’approvvigionarsi presso gli intermediari concorrenti di Google. Oppure che fossero tali da impedire ai concorrenti di accedere a una parte significativa del mercato dell’intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca online nello Spazio economico europeo. E quindi, di conseguenza, che tali stesse clausole fossero idonee a produrre l’effetto di preclusione riscontrato nella decisione impugnata.
AdSense di Google
Google gestisce dal 2003 una piattaforma pubblicitaria chiamata AdSense. Google ha sviluppato a tale riguardo vari servizi tra cui, in particolare, un servizio di intermediazione pubblicitaria online chiamato AdSense for Search (Afs). Afs consentiva agli editori di siti web contenenti motori di ricerca integrati di visualizzare annunci pubblicitari collegati alle ricerche online che gli utenti potevano inviare su tali siti web.
In tal modo, gli editori potevano ricevere una parte dei ricavi generati dalla visualizzazione di tali annunci. Per utilizzare Afs, gli editori che generavano un fatturato sufficiente potevano, tra l’altro, negoziare con Google un Google Services Agreement (‘Gsa’). I Gsa contenevano tuttavia clausole che limitavano o vietavano la visualizzazione di annunci da servizi concorrenti di Afs.
Nel 2010 un’impresa tedesca ha presentato un reclamo all’Ufficio federale tedesco per i cartelli, che è stato trasferito alla Commissione europea. Tra il 2011 e il 2017, altre imprese, tra cui Microsoft, Expedia e Deutsche Telekom, hanno presentato ulteriori reclami. Nel 2016 la Commissione ha avviato un procedimento relativo a tre clausole contenute nei Gsa (indicate nella sentenza come “clausola di esclusività “, “clausola di collocamento” e “clausola di autorizzazione preventiva”).
Ha indicato che tali clausole potevano precludere i servizi in concorrenza con Afs. Nel settembre 2016, Google ha rimosso o modificato tali clausole. Nel marzo 2019, la Commissione ha rilevato che Google aveva commesso tre distinte violazioni che costituivano, insieme, un’infrazione unica e continuata, da gennaio 2006 a settembre 2016. La Commissione ha quindi imposto a Google una multa di 1.49 miliardi, di cui 130 milioni in solido con la sua società madre Alphabet.
Ma la partita non finisce qui
Con quest’ultima sentenza, il Tribunale dell’unione europea, dopo aver confermato la maggior parte delle conclusioni della Commissione, conclude che tale istituzione ha commesso errori nella sua valutazione della durata delle clausole in questione, nonché del mercato coperto dalle stesse nel 2016.
Ne consegue che, secondo il Tribunale, la Commissione non ha dimostrato che le tre clausole da essa identificate costituissero ciascuna un abuso di posizione dominante. E dunque che costituissero insieme un’unica e continuata violazione dell’articolo 102 Tfue, il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Il Tribunale ha dunque annullato la decisione della Commissione contro Google per il caso AdSense. Ma la partita non finisce qui. Certo, è vero che non c’è più adesso la combattiva la vicepresidente Margrethe Vestager. Ma di certo la Commissione non si arrenderà e darà ancora battaglia legale contro la casa di Mountain View.