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Trans va in pensione prima come donna, la questione innanzi alla Corte di Giustizia UE:

Queste le conclusioni dell’Avvocato Generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europa in merito alla vicenda di una trans inglese che si è visto rifiutare dal Governo la domanda di andare in pensione prima, come previsto per le donne.

Ma vediamo in dettaglio la vicenda.

MB è una trans passata dal sesso maschile a quello femminile. Coniugata con una donna dal 1974, vive come persona di sesso femminile dal 1991 e si è sottoposta ad intervento chirurgico di cambiamento di sesso nel 1995. Nel 2008 ha compiuto 60 anni, età pensionabile delle donne stabilita all’epoca per legge nel Regno Unito. MB ha presentato domanda per ricevere una pensione statale di vecchiaia. La domanda è stata respinta perché l’interessata non aveva espletato la procedura prevista dalla legge per il riconoscimento del cambiamento di sesso; pertanto, secondo il diritto nazionale, era ancora un uomo.

MB ha deciso di non chiedere il riconoscimento dell’identità sessuale secondo la procedura di diritto nazionale vigente all’epoca dei fatti per una semplice ragione: una delle condizioni per tale riconoscimento legale imponeva che l’interessata fosse «non coniugata», poiché all’epoca il Regno Unito non permetteva matrimoni tra persone dello stesso sesso. Per MB, tale condizione implicava ottenere un annullamento del matrimonio, al quale lei stessa e sua moglie si erano opposte.

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La questione sottoposta dalla Supreme Court (Corte suprema) del Regno Unito in tale contesto di fatto è semplice: si chiede se la condizione che una persona non debba essere coniugata sia contraria al divieto di discriminazione fondata sul sesso in materia di sicurezza sociale, come previsto dalla direttiva 79/7/CEE.

Queste le conclusioni dell’Avvocato Generale:

«L’articolo 4, paragrafo 1, della direttiva 79/7/CEE del 19 dicembre 1978, relativa alla graduale attuazione del principio di parità di trattamento tra gli uomini e le donne in materia di sicurezza sociale, deve essere interpretato nel senso che osta all’applicazione di una condizione che, in aggiunta alla soddisfazione dei criteri fisici, sociali e psicologici per il riconoscimento del mutamento dell’identità sessuale, impone ad una persona che ha cambiato sesso di non essere coniugata al fine di avere accesso a una pensione statale di vecchiaia».

Non ci resta che attendere la decisione della Corte di Giustizia al riguardo.

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