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Anticipare la pensione:

Il Jobs Act consente di anticipare la pensione continuando tuttavia a lavorare: in pratica al lavoratore vicino alla pensione sarà consentito di ridurre la sua prestazione lavorativa con un contratto a part time e contestualmente di percepire dall’INPS una quota della pensione già maturata, senza dover soffrire tagli di reddito.

È questo l’argomento trattato da un articolo di approfondimento in tema, pubblicato oggi (2.10.2015) dal Sole 24 Ore (firma: Matteo Prioschi e Fabio Venanzi; Titolo: “Cinque strade per anticipare la pensione”) che vi proponiamo.

Ecco l’articolo.

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Con il jobs act arriva, un po’ a sorpresa, un percorso per anticipare il ritiro dal lavoro. Mentre il governo studia le soluzioni per consentire maggiore flessibilità in uscita, la riforma del lavoro ha ripescato l’idea della staffetta generazionale. Così, nell’ambito dei nuovi contratti di solidarietà espansiva, il lavoratore vicino al momento del ritiro, potrà ridurre la sua prestazione lavorativa al part time e percepire dall’Inps una quota della pensione già maturata, senza subire tagli di reddito. La novità (si veda anche l’altro articolo in pagina) riguarda i dipendenti che hanno almeno 20 anni di contributi e a cui mancano non più di due anni per raggiungere il requisito anagrafico (per gli uomini 66 anni e 3 mesi quest’anno, 66 anni e 7 mesi nel 2016). In presenza di un contratto di solidarietà espansiva, che prevede nuove assunzioni a tempo indeterminato, gli “anziani” possono accettare di ridurre l’orario almeno alla metà e, insieme al relativo stipendio, percepire una quota di pensione fino all’ammontare della retribuzione prevista per il full time.

L’innovazione del jobs act va ad affiancarsi ad altre possibili forme di flessibilità già oggi in vigore e che consentono, seppure in casi generalmente circoscritti, di lasciare il lavoro prima di aver raggiunto i nuovi requisiti anagrafici.

Dal punto di vista strettamente previdenziale le forme di flessibilità sono sostanzialmente tre.

L’accesso alla pensione anticipata indipendentemente dall’età anagrafica è possibile con 41 anni 6 mesi di contributi per le donne e 42 anni 6 mesi per gli uomini. Dal prossimo anno – e fino al 2018 – i requisiti contributivi subiranno l’aumento di 4 mesi legato alla speranza di vita e quindi si salirà rispettivamente a 41 anni e 10 mesi e 42 anni e 10 mesi.

Alle sole donne, inoltre, è consentito accedere alla pensione di anzianità con il regime sperimentale comunemente conosciuto come “opzione donna” (previsto dall’articolo 1, comma 9, della legge 243/2004). Attualmente i requisiti richiesti per questa soluzione sono 57 anni e 3 mesi per le lavoratrici dipendenti e 58 anni 3 mesi per le autonome, con almeno 35 anni di contributi e un’attesa dovuta alla finestra mobile di 12 mesi per le prime e 18 per le altre. Tuttavia la pensione messa in pagamento sarà notevolmente ridotta rispetto a quella calcolata con le regole proprie (il sistema misto) poiché si applica il calcolo interamente contributivo.

Nonostante questa penalizzazione, che può arrivare al 30% dell’importo, l’opzione ha riscosso un successo crescente negli ultimi anni, di pari passo con l’innalzamento dei requisiti standard: dalle 56 pensioni liquidate nel 2009 si è arrivati a oltre 11.500 l’anno scorso.

Secondo le indicazioni dell’Inps, l’accesso alla pensione “con opzione” è possibile a condizione che la decorrenza del trattamento pensionistico si collochi entro il 31 dicembre 2015, comportando di fatto il perfezionato dei requisiti nel 2014. In attesa delle decisioni del governo (si veda articolo a pagina 2) l’istituto di previdenza ha precisato che le domande di pensione presentate dalle lavoratrici che perfezionano i requisiti anagrafici e contributivi nel 2015, e per le quali la decorrenza del trattamento si collocherebbe oltre quest’anno, non dovranno essere respinte ma tenute in apposita evidenza.

La terza possibilità di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro è riservata ai soggetti che svolgono attività particolarmente faticose e pesanti (cosiddette usuranti) e che possono accedere alla pensione di anzianità con il sistema delle quote. Per il 2015 la quota è 97,3 con almeno 61 anni e 3 mesi e 35 anni di contributi oltre ai resti utili a perfezionare la quota. Dal prossimo anno i requisiti di quota e di età subiranno l’aumento legato alla speranza di vita. Anche in questo caso continua a trovare applicazione la finestra mobile. In verità le somme stanziate a copertura dell’anticipo del pensionamento di questa categoria di lavoratori si stanno dimostrando sottoutilizzata poiché il più delle volte gli interessati riescono a perfezionare i requisiti ordinariamente previsti dalla vigente normativa.

C’è infine un’altra forma di flessibilità in uscita legata ad accordi tra azienda e dipendenti. Vi possono ricorrere le imprese con più di 15 addetti che devono gestire degli esuberi di personale. A fronte di un’intesa con i sindacati, il personale a cui manca non più di quattro anni per raggiungere i requisiti della pensione di vecchiaia o anticipata può smettere di lavorare, ricevendo una sorta di pensione (tecnicamente chiamata sospensione) a carico dell’azienda che contemporaneamente continua a versare i contributi necessari per raggiungere l’età pensionabile.

Prossima a scattare è anche un’ulteriore possibilità di pensionamento anticipato, riservata agli assunti dal 1° gennaio 1996 e quindi soggetti interamente al sistema contributivo. Il diritto all’assegno si raggiunge con 20 anni di contributi, 63 anni e 3 mesi di età e un importo di pensione pari almeno a 2,8 l’assegno sociale. Poiché non è ancora trascorso un ventennio dal 1996, questa opzione sarà utilizzabile dall’anno prossimo.

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