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Lo stress che brucia l’insegnante:

L’INAIL, con un comunicato stampa del 4 giugno 2015, ha affrontato un tema molto delicato che tocca da vicino la categoria degli insegnati e che viene proprio definito dall’Istituto: lo stress che brucia l’insegnante. L’INAIL fornisce su tale questione consigli utili al fine di prevedere quella situazione di esaurimento fisico e mentale (il c.d. burnout) che mina la produttività dei docenti, come categoria professionale tra le più a rischio. Ma vediamo nello specifico cosa dice l’INAIL al riguardo.

“Bruciato”, “fuso” è il significato letterale di “burnout”, termine che indica quella situazione di stress e disagio lavorativo cronico che – come rivelano diverse ricerche in materia – vede negli insegnanti una delle categorie professionali più colpite. Per aiutare i docenti – e tutto il mondo scolastico – a prevenire questa sindrome e offrire loro suggerimenti utili ai fini del contrasto l’INAIL ha recentemente pubblicato sul proprio portale istituzionale la scheda informativa “Burnout e insegnamento”, curata dal dipartimento di Medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila).

Una categoria sempre più a rischio. Valutata inizialmente come malattia professionale specifica delle attività socio-sanitarie, il burnout si riscontra, in realtà, in tutte le professioni basate sui rapporti interpersonali che comportano un elevato investimento emotivo, colpendo soprattutto i soggetti più motivati e con elevate aspettative nei confronti del lavoro. Tra le categorie particolarmente esposte al rischio spicca, così, quella degli insegnanti. Le conseguenze del burnout – si legge nella scheda – “variano da forme più lievi (assenteismo, lieve somatizzazione, deterioramento della prestazione lavorativa) a manifestazioni gravi (sintomi psico-fisici importanti, richiesta di trasferimento, abbandono volontario del posto di lavoro)”.

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Tanti i fattori che lo provocano: dalle classi numerose alla troppe pratiche burocratiche. Nel documento curato da Marta Petyx, ricercatrice del Dimeila, sono analizzati i fattori che – per la natura intrinseca dell’insegnamento – possono rappresentare delle potenziali cause di stress: tra questi, le condizioni di lavoro (classi numerose, aule ristrette, carenza di attrezzature didattiche e logistiche), l’organizzazione scolastica (orari e riunioni, eccessive pratiche burocratiche, comunicazione interna poco chiara, carenza di percorsi di aggiornamento) e il complesso delle politiche scolastiche (quadro normativo culturale e pedagogico in continua evoluzione, limitata possibilità di carriera, retribuzione insoddisfacente, precarietà e mobilità).

Come prevenirlo: consapevolezza di sé e delle proprie esigenze. Per prevenire il “rischio burnout” l’insegnante, come indicato nella scheda, può ricorrere ad alcune strategie in grado di agire sua sulla sfera personale che su quella professionale. Innanzitutto è importante acquisire consapevolezza di sé e delle proprie esigenze, prestando attenzione ai primi sintomi psicosomatici e attivandosi ad interpellare esperti. È importante anche affrontare gli insuccessi lavorativi come un momento transitorio e costruttivo, imparando a gestirli diversamente (per esempio corsi di formazione e letture specializzate), porsi obiettivi realistici – tenendo presente i limiti propri e dell’organizzazione – e impegnarsi per raggiungerli (strutturando il tempo lavorativo in modo efficace e flessibile).

Migliorare la comunicazione e le relazioni all’interno del contesto lavorativo. Tra le ulteriori strategie consigliate dai ricercatori del Dimeila anche l’attivazione di una rete sociale e l’organizzazione di occasioni conviviali all’interno della scuola al fine di migliorare la comunicazione e le relazioni all’interno del contesto lavorativo. Ulteriori fattori sui quali agire, infine: “imparare strategie per gestire il carico emotivo e individuare fonti di soddisfazioni e gratificazioni anche esterne al contesto lavorativo; formulare al dirigente proposte per ottimizzare gli aspetti critici a livello organizzativo (preferibilmente insieme ad altri colleghi che sperimentano le stesse difficoltà); valorizzare se stessi e le proprie potenzialità proponendosi per gestire particolari ambiti dell’organizzazione scolastica (formazione, rapporti con il territorio, progettualità specifiche)”.

Compiti dell’organizzazione scolastica. Ridurre il “rischio burnout” è, dunque, un fattore strategico per incrementare il benessere organizzativo e migliorare l’ambiente scolastico. “Secondo l’art. 6 dell’Accordo Europeo sullo stress lavoro-correlato spetta al datore di lavoro stabilire misure adeguate per la prevenzione e la riduzione dello stress – si legge nella scheda – e attuarle con la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti”. Tre le direttrici sulle quali intervenire: il complesso generale della gestione e comunicazione; la formazione (stimolare la consapevolezza degli insegnanti, aiutarli a comprendere le cause dello stress e il modo in cui affrontarlo) e, infine, l’informazione e la consultazione dei lavoratori (fornire conoscenze aggiornate rispetto all’organizzazione scolastica, coinvolgere i docenti nelle decisioni e nella gestione).

(Fonte: INAIL)

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